Festival della Missione: Antonietta Potente, riflessione spirituale su “Bere al proprio pozzo”. Un migliaio finora i partecipanti

(Foto Missio)

(Torino) Il Festival della Missione non è solo riflessione, dibattiti, ascolto di testimoni. È anche spiritualità. Per questo le tre giornate della kermesse missionaria – che si è aperta ieri, giovedì 9 ottobre, a Torino – cominciano sempre con un appuntamento fisso intitolato “Bere al proprio pozzo. Lo Spirito della missione”, guidato da Antonietta Potente. Appartenente all’Unione suore domenicane San Tommaso d’Aquino, la teologa e scrittrice ha vissuto a lungo in Bolivia, in particolare accanto a una famiglia di etnia Aymara. Oggi insegna “Teologia della missione” presso l’Università cattolica boliviana di Cochabamba. È lei a far riflettere i partecipanti al Festival sul fatto che la missione “è imparare a vivere insieme e sull’importanza dell’ascoltare ciò che di Dio sanno gli altri popoli”.
Partendo dal brano evangelico in cui Gesù chiede ai suoi discepoli: “La gente chi dice che io sia?”, Antonietta Potente ha guidato la riflessione sottolineando che il Maestro sceglie di lasciare Gerusalemme, il centro del potere politico e religioso, per andare nei villaggi intorno a Cesarea di Filippo, nella periferia della Palestina di allora. “Cercare un ‘luogo altro’ – ha detto Antonietta Potente – lo si può fare solo lontano dal centro del potere, della forza, delle trame. In questi villaggi c’era una forte influenza della cultura greco-romana, quindi i discepoli erano in un luogo estraneo all’ebraismo, lontani dal proprio mondo”. La domanda rivolta da Gesù ai suoi discepoli, in questo “luogo altro”, “riguarda un mistero invisibile che non è evidente”. Questo ci insegna a dare “ragione più all’invisibile che al visibile, a essere umili e pazienti di fronte al mistero”. Ma Gesù, a ciascuno dei presenti, chiede anche: “E tu, chi dici che io sia?”. Una domanda da fare nostra, che ci insegna – a sua volta – a chiedere agli altri popoli cosa pensano del Mistero, certi che l’esperienza dell’altro è ricchezza, consapevoli che l’ascolto della sapienza dell’altro è importante. Perché “la sapienza dell’altro, insieme alla nostra, cambierà il mondo”, ha concluso la teologa.
Il Festival, che prosegue fino a domenica 12, molto partecipato (oltre 500 iscritti, provenienti anche da diversi Paesi del mondo, e altrettanti partecipanti ai diversi momenti) è stato aperto ieri sera con una sorta di pellegrinaggio tra e per le periferie umane. L’evento è promosso dalla Fondazione Missio e dalla Conferenza degli istituti missionari in Italia (Cimi) e ospitato dall’arcidiocesi di Torino: prevede oltre 60 appuntamenti nel cuore della città piemontese.

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