“L’Ordine degli psicologi della Lombardia esprime profondo cordoglio per la morte di un altro giovanissimo detenuto con disagio psichico, suicidatosi nell’Istituto penale di Pavia dopo pochi giorni di detenzione. Il momento dell’ingresso in carcere, così come quello di avvicinamento alla scarcerazione, rappresentano fasi particolarmente delicate e ad alto rischio di comportamenti autolesivi. Particolare attenzione va inoltre rivolta alle condizioni di chiusura (sezioni chiuse) o di isolamento, poiché la segregazione e la privazione relazionale hanno effetti gravi sulla salute psichica”. Lo dichiara Simona Silvestro, consigliera segretaria dell’Ordine degli psicologi della Lombardia, responsabile gruppo di lavoro sulla psicologia penitenziaria, per la quale “il carcere si è ormai trasformato nell”ultima fermata’ per situazioni di grave marginalità, patologie psichiatriche o fallimenti migratori, ma non può e non deve rappresentare l’unica risposta. Il sovraffollamento degli Istituti di pena, unito al cambiamento della popolazione detenuta – sempre più composta da persone con gravi disturbi psichici e traumi multipli – e alla carenza di personale della polizia penitenziaria, educativo e sanitario, sta generando un grave affaticamento degli operatori, compresi gli psicologi impegnati nei servizi penitenziari. A ciò si somma un crescente senso di insicurezza, in un contesto che rischia di non riuscire più a garantire né la tutela delle persone detenute né quella dei professionisti”.
“È necessario potenziare le risorse riabilitative e risocializzative interne agli Istituti – come i ‘centri diurni interni’ – ma soprattutto appare sempre più evidente la necessità di individuare risposte alternative alla carcerazione. Occorre promuovere processi di decarcerazione e deistituzionalizzazione, decongestionando gli Istituti di pena che oggi non sono più in grado di garantire sicurezza e cura. Servono programmi territoriali di cura intensiva, con risorse adeguate per accogliere e accompagnare le persone fragili. In particolare, è urgente aumentare i posti in comunità terapeutiche per detenuti con diagnosi psichiatriche o dipendenze, sostenendo percorsi di reinserimento esterni sul modello del ‘budget di salute’, come dimostra l’attuale sperimentazione della coprogettazione del Comune di Milano con una rete di 17 realtà del terzo settore: R3 – insieme per la recovery”, sostiene Silvestro. Per affrontare queste sfide, “l’Ordine degli psicologi della Lombardia ha istituito un gruppo di lavoro sulla psicologia penitenziaria, composto da esperti delle Asst lombarde, professionisti del Ministero della Giustizia (ex art. 80) e rappresentanti del terzo settore, in collaborazione con il Provveditorato regionale dell’Amministrazione penitenziaria”, conclude Silvestro.