Tanzania: organizzazioni cattoliche, “interrompere immediatamente i progetti di carbon credit che impattano sul popolo Maasai”

Un gruppo di organizzazioni cattoliche chiede l’immediata interruzione dei progetti di carbon credit (per compensare la Co2 prodotta dalle aziende) nel nord della Tanzania, dopo la pubblicazione di uno studio che evidenzia gravi preoccupazioni riguardo agli impatti sui diritti umani delle comunità Maasai, popolo indigeno e pastore dell’Africa orientale. La ricerca, condotta dalla Maasai International Solidarity Alliance (Misa) e sostenuta da Cidse, Misereor, Koo e Welthaus, rivela pressioni notevoli sulle comunità Maasai affinché partecipino al mercato del carbonio, con evidenti problematiche etiche e legali legate alla mancanza di consenso libero, previo e informato. Lo studio documenta gli impatti previsti di due progetti di crediti di carbonio su larga scala che interessano le terre Maasai, mettendo in luce irregolarità gravi, tra cui pagamenti anticipati sospetti, contratti non trasparenti e ingiusti e una palese mancanza di rispetto per le normative internazionali sui diritti umani. Molti Maasai intervistati non comprendono appieno i mercati del carbonio, i termini contrattuali e non sono in grado di valutare le conseguenze a lungo termine di questi accordi. Temono che i contratti possano farli perdere il controllo sulle terre tradizionali di pascolo, limitando la possibilità di condividere aree cruciali per la sopravvivenza durante i periodi di siccità e interferendo con le loro antiche tecniche di gestione sostenibile del territorio. Le rotte tradizionali di pascolo Maasai sono fondate sulla disponibilità stagionale di acqua e sui modelli migratori del bestiame. Queste pratiche, fondamentali per la loro identità culturale, contribuiscono positivamente alla conservazione e resilienza delle terre aride. Tuttavia, con i nuovi progetti di compensazione del carbonio, l’uso del suolo Maasai viene subordinato alla sequestrazione del carbonio, con contratti che potrebbero durare fino a 40 anni. “Le decisioni di grandi aziende per raggiungere gli obiettivi di zero emissioni o ridurre le loro emissioni di carbonio stanno producendo risultati molto discutibili – spiega Anja Appel, direttrice di Koo -. Come organizzazioni cattoliche, siamo impegnati nella giustizia climatica, che significa rispondere alle sfide ecologiche con risposte giuste e socialmente equilibrate”.
I due progetti di crediti di carbonio esaminati nello studio sono in diretta competizione, mirando alla stessa area di terra Maasai. Il loro obiettivo è modificare le pratiche di pascolo per aumentare la sequestrazione di carbonio nel suolo e generare crediti di carbonio per la compensazione delle emissioni aziendali. Uno di questi progetti, finanziato da Volkswagen, copre quasi un milione di ettari.  “I progetti di crediti di carbonio non sono solo una minaccia per il popolo Maasai. Sono una minaccia per molti popoli indigeni e comunità locali in tutto il mondo, mentre grandi interessi aziendali continuano a non prendere sul serio le proprie responsabilità nella riduzione delle proprie emissioni”, afferma Emmanuel Yap, responsabile delle politiche alimentari e delle terre di Cidse.  Nonostante i forti dubbi sollevati dalle comunità Maasai, le discussioni tra Volkswagen ClimatePartner e i rappresentanti Maasai sulla protezione dei loro diritti non hanno portato a risultati concreti. “Le aziende non devono solo assumere impegni di sostenibilità, ma anche prendersi la responsabilità attiva per affrontare le sfide che i loro progetti creano”, sottolinea Selina Wiredu, responsabile delle politiche africane di Misereor: “Chiediamo che le multinazionali tedesche come Volkswagen garantiscano che i loro sforzi di sostenibilità non siano a scapito dei diritti umani”.

 

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