Forte pronunciamento congiunto di 12 diocesi e giurisdizioni ecclesiali del Perù, tra cui l’arcidiocesi primaziale di Lima, contro la legge di amnistia per reati legati al conflitto interno, tra il 1980 e il 2000. A firmare il documento sono gli arcivescovi e vescovi delle diocesi, vicariati apostolici e prelature di Chulucanas, Trujillo, Chosica, Puerto Maldonado, Huancavelica, San Ramón, Puerto Maldonado, Yurimaguas, Jaén, Lima, oltre alla Caritas del Perù. I vescovi hanno esortato i principali attori politici e sociali “a mettere da parte ogni atteggiamento di rivalità e ad avviare un percorso di riconciliazione, basato sulla giustizia e sulla verità, nell’interesse di una pace duratura”.
La dichiarazione ribadisce che “senza giustizia, si consacra la legge del forte sul debole”. Per questo motivo, i dodici vescovi ritengono che la recente promulgazione della legge di amnistia “sia contraria alla giustizia, poiché favorisce l’impunità dei crimini contro l’umanità, tra cui le sparizioni forzate, le esecuzioni extragiudiziali, gli stupri e le torture”. La nota lancia anche un forte appello al rispetto “dei trattati internazionali sui diritti umani sottoscritti e ratificati nell’esercizio della loro sovranità”. E deplora che “si intenda ignorare e rompere le convenzioni e gli accordi raggiunti con le istituzioni internazionali”.
Più in dettaglio, la legge favorisce militari, poliziotti e membri dei comitati di autodifesa processati o condannati per reati legati al conflitto armato interno (1980-2000). La misura è stata criticata dalle organizzazioni per i diritti umani, che sottolineano come potrebbe portare all’impunità per gravi violazioni e crimini contro l’umanità. La Corte interamericana dei diritti umani ha ordinato allo Stato peruviano di astenersi dall’applicare la legge in casi emblematici.