Industria: Mattarella, “tempi di sfida per il Made in Italy, servono visione e coraggio”. “Competitività non è sinonimo di desertificazione”

(Foto Paolo Giandotti - Ufficio Stampa per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica)

La “competitività non è sinonimo di desertificazione industriale e non impone delocalizzazione. Al contrario, la dimensione locale, con i saperi, con le persone che l’accompagnano – questo vale per molte aree interne dove operano industrie di eccellenza – è una delle componenti del successo”. Lo ha affermato il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel suo discorso a Fabriano durante la cerimonia commemorativa del centenario della nascita di Francesco Merloni.
“Il coraggio delle imprese deve essere accompagnato dalla consapevolezza delle istituzioni di non consentire la rarefazione dei servizi di trasporto, di istruzione, di salute, di reti digitali, senza i quali, le famiglie – e le imprese – non possono vivere”, ha ammonito il Capo dello Stato, secondo cui “sono tempi di sfida, vale per il Made in Italy e, naturalmente, vale ovunque per l’economia. Le crisi inducono trasformazioni che includono gli apparati industriali. E richiedono visione e coraggio. Anche nell’industria occorre saper guardare avanti e non indietro”.
Ricordando la figura di Merloni, Mattarella ha sottolineato che la sua è stata “un’esperienza che ha riguardato l’intera Italia. L’industria, la nostra manifattura, con la sua capacità di innovazione e di competere in ambito internazionale. Il lavoro, la laboriosità italiana. L’impegno per la comunità. La capacità di non opporre le due vocazioni, quella imprenditoriale e quella di pubblico amministratore o, peggio, di trarne profitto, per manifestare come responsabilità sociale sia un valore che permea, che deve permeare, l’iniziativa d’impresa. Insomma un modello sociale”. “È un’eredità fertile e impegnativa quella di Francesco Merloni”, ha osservato il presidente, per il quale “le sue idee, le sue opere, parlano per lui. Protagonisti, con lui, sono stati – come abbiamo poc’anzi ascoltato – la sua famiglia, i suoi collaboratori nell’impresa, la Fondazione, le comunità di Fabriano e dei centri vicini, delle Marche. Un’eredità che li impegna a preservare e sviluppare quanto è stato costruito”. “Un vissuto prezioso – ha concluso – che contrassegna un consorzio civile e che rappresenta un messaggio che indica un percorso da seguire”.

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