“Se dovessi cercare una cifra per interpretare questa nostra festa, sicuramente la parola che emerge immediatamente è gioia. Tutta la giornata è intonata all’esultanza, alla felicità, alla gioia. Anche i canti ci stanno aiutando questa mattina a iniziare così, magari svegliandoci anche un po’. Anche la processione dei pastori ha questa tonalità, a volte anche un po’ così difficile da gestire sul piano dell’ordine, ma è sicuramente ispirata all’allegria, alla bellezza, a quell’esultanza interiore di avere nel nostro cuore una devozione a Maria così radicata che determina questo desiderio che, al di là, nonostante e forse anche attraverso le fatiche della nostra esistenza, non possiamo perdere quella gioia che, come ci dice anche il Signore, nessuno potrà toglierci”. Lo ha detto, stamattina, mons. Rocco Pennacchio, arcivescovo di Fermo, nella “Messa dei Pastori” celebrata alle 4.30 in Piazza Duomo a Matera, nel giorno della festa di Maria SS. della Bruna, patrona della città dei Sassi.

(Foto a cura di TRM Network, dalla diretta sul digitale terrestre 16 Puglia e Basilicata)
“La gioia che Maria sperimentava dentro di sé nell’aver incontrato il Salvatore, che ormai cresceva nel suo grembo, la porta a guardare la storia con gli occhi di Dio. In fondo, il Magnificat è questo. D’ora in poi, se vivo nella comunione con Cristo e quindi nella Chiesa, la storia per me non è un procedere indifferente di eventi che mi lasciano così, senza nessuna interpellanza, senza nessun cambiamento, ma mi spinge ad attivarmi perché possa essere intonata a come la vede Dio”, ha sottolineato il presule, che ha invitato a domandarsi: “Oggi ha ancora un senso sperare che le logiche del mondo non siano quelle dei violenti, dei superbi, delle disparità, della povertà che prevale? Possiamo dire che un cristiano dà senso alla sua vita se si chiede: com’è possibile, anche per me oggi, che si possano disperdere i superbi, che non possano prevalere i potenti e che gli affamati finalmente possano essere ricolmati di beni? In un tempo in cui la guerra è tristemente di nuovo alle nostre porte e ci accorgiamo come i potenti non vengono rovesciati dai troni, come invece il Signore ci promette”. Certo, “non possiamo essere dei rivoluzionari; è difficile, è impossibile forse, ma innestare dei meccanismi di cambiamento nella nostra vita quotidiana sì. Perché la presunzione, la superbia, la disparità non nasce solo a livello planetario, ma inizia nel nostro cuore. E allora la gioia che nasce dall’avere il Signore dentro di noi deve portarci a un impegno storico differente. Questo è il senso del Magnificat”.

(Foto a cura di TRM Network, dalla diretta sul digitale terrestre 16 Puglia e Basilicata)
Infine, “qual è l’atteggiamento che mi deve guidare perché una speranza nuova, grazie all’esempio della Vergine Maria, possa prevalere?”. “San Paolo ci dice che l’unico segno credibile perché la speranza possa farsi strada è la carità – la risposta -. Non nel senso dell’elemosina, ma assumere nella nostra vita quello stesso principio che Gesù Cristo ci ha rivelato sulla croce. Ha senso una vita spesa per farsi carico dei bisogni degli altri, un’esistenza fatta nello spirito del servizio e non della prevaricazione. Una carità che si prenda cura ha senso. Questa corrisponde alla vera dignità dell’uomo. Questo corrisponde anche a uno stile che abbiamo ereditato dalle generazioni precedenti e che forse, anche per necessità, vivevano nella reciprocità, nel farsi carico l’uno dei bisogni dell’altro con naturalezza, senza che nessuno glielo andasse a chiedere”.
Mons. Pennacchio ha concluso indicando tre direzioni: “Vivere nella gioia, cambiare l’atteggiamento verso la storia e innescare piccoli segni credibili di speranza”.