L’accesso ai vaccini per gli over 65, però, non può dipendere dal luogo in cui si vive. Nel Documento di posizione “Verso un nuovo modello di prevenzione vaccinale nell’anziano. Proposte operative per un modello fondato su evidenze, sostenibilità e capacità organizzativa”, presentato oggi a Roma, HappyAgeing avanza come possibili soluzioni “rendere operativa la cabina di regia nazionale per il nuovo Piano nazionale di prevenzione vaccinale (Pnpv) e le Circolari ministeriali con compiti di indirizzo e monitoraggio; rafforzare l’infrastruttura digitale per una gestione più integrata ed efficiente dell’offerta (anagrafe vaccinale e gestione dei dati); potenziare sul territorio il ruolo dei Dipartimenti di Prevenzione come organo centrale nel coordinamento della rete di Operatori che ruotano intorno alle vaccinazioni; adottare un modello unificato di consenso informato per favorire una scelta responsabile e consapevole da parte del cittadino; ampliare gli attori dell’offerta vaccinale (rafforzare la collaborazione con medici di Medicina generale, specialisti ospedalieri e territoriali, e farmacie); realizzare un adeguato percorso di comunicazione alla popolazione.
“Occorre costruire un’offerta vaccinale durante tutto l’anno che preveda la destagionalizzazione delle somministrazioni attraverso la definizione di un ‘Calendario vaccinale’ che includa anche tutte le vaccinazioni per l’anziano previste dal Pnpv e pianificando quindi le somministrazioni di quelle non stagionali al di fuori del periodo autunnale – commenta Francesca Russo, coordinatrice del Cip – Coordinamento interregionale prevenzione –. Tra gli strumenti più efficaci vi è certamente la chiamata attiva, che deve essere operativa per fascia di età attraverso mezzi tradizionali, come la lettera o la telefonata, oppure mezzi innovativi come gli sms, le app di messaggistica istantanea e le email. Rispetto al trattamento dei dati sensibili, opportuno introdurre una norma chiara che consenta l’uso dei flussi correnti per targettizzare iniziative di prevenzione, con adeguate garanzie per i cittadini”.
Sul piano economico si evidenzia una cronica sottovalutazione del valore della vaccinazione come investimento. Le risorse destinate alla prevenzione sono limitate, rigide e spesso assorbite dal mantenimento dell’esistente a scapito dell’innovazione. Mancano strumenti strutturali per valutare il ritorno economico delle strategie vaccinali. Eppure, l’insufficiente copertura vaccinale tra la popolazione adulta e anziana genera un impatto economico significativo: si stima una perdita annua pari a 610 milioni di euro in gettito fiscale, un aumento di costi sociali pari a 3,1 miliardi e fino a 10,8 miliardi di perdite in termini di Pil.
Nel Documento di posizione si suppone di “aumentare dal 5% al 7% la quota del Fondo sanitario nazionale destinato alla prevenzione, vincolando parte dei fondi alla vaccinazione; alle Regioni si suggerisce, parallelamente, di incrementare la quota dei propri bilanci riservata alla prevenzione vaccinale”; “affiancare modelli di analisi costo-efficacia e di impatto sul sistema sanitario alle decisioni di programmazione vaccinale”; “integrare la logica del ‘ritorno sulla prevenzione’ nei bilanci sanitari e nei documenti di programmazione, rendendo visibile il valore generato dai vaccini in termini di salute, benessere e produttività”.