“Non ci sono parole, solo un dolore enorme. È una grande sconfitta per tutti. Disumanità totale”. E’ il commento del direttore della Caritas di Roma Giustino Trincia, in una intervista al Sir, riguardo al ritrovamento, sabato scorso, dei cadaveri di una neonata di circa sei mesi e di una donna, presumibilmente madre e figlia, all’interno di Villa Pamphili, una delle più note e frequentate ville della capitale. Il giallo non ha contorni chiari: pare che la donna, forse dell’est Europa, non abbia lesioni sul corpo e che la bimba potrebbe essere stata uccisa per strangolamento la sera prima del ritrovamento. L’ipotesi più accreditata è che il dramma si sia consumato in un contesto di grave degrado ed emarginazione. Le persone senza dimora sono in aumento a Roma, perciò Trincia lancia un appello a istituti religiosi e comunità, ma anche ai singoli: “Aprire le strutture vuote per salvare vite umane. Se continuiamo a tenerle chiuse o ad affidarle ad altri per la messa a reddito vuol dire che c’è qualcosa che non funziona. Capisco che non è semplice ma bisogna avere un po’ più di coraggio e di spirito profetico. Bisogna muoversi tutti molto di più anche nella Chiesa. Se ci sono strutture ecclesiali bisogna aprirle e metterle a disposizione. Anche i singoli battezzati, se hanno un secondo o terzo appartamento, dovrebbero aprirli alla vita delle persone, con le opportune garanzie”.
A volte, precisa, “basterebbe solo dare un segno, ad esempio ospitando una mamma con una bambina, non chiediamo di trasformare un istituto religioso in ostello”. Secondo Trincia le istituzioni pubbliche “devono fare molto di più almeno su due piani: rafforzare la rete di servizi di prima accoglienza a bassa soglia per accogliere le persone in strada; rivedere e rafforzare la rete dei servizi sociali. Servono molti più operatori di strada. Non bastano i volontari. Anche gli operatori pubblici dei servizi sociali devono stare di più sulla strada, 7 giorni su 7, di giorno e di notte. Perché a Roma c’è troppa gente che versa in condizioni di grave precarietà abitativa. Il fatto che una bimba sia sfuggita ai servizi sociali è gravissimo. Lo Stato deve fare di più”. A Roma almeno 30 parrocchie fanno accoglienza diffusa a Roma “ma non basta – sottolinea il direttore di Caritas italiana -. Quando c’è questo livello di precarietà abitativa ci si aspetta di tutto. Quante tragedie poco visibili si verificano ogni ora nella città di Roma? Quante persone non riescono a mangiare abbastanza o a far andare i figli a scuola perché gli affitti a Roma sono diventati carissimi? Non è accettabile che si lasci tutto al mercato, al rapporto di forza tra domanda e offerta. Tutto ciò produce scarti umani, e lo verifichiamo ogni giorno. Bisogna mettere da parte le polemiche perché Roma Capitale è talmente grande e complessa da richiedere una santità politica, cioè la capacità di guardare al bene comune e all’interesse generale. Diamo la priorità alle persone”.