Sanità: Altems, dai 363 accessi in Pronto soccorso per mille abitanti del 2011 ai 311 del 2023

Il tasso di accessi in pronto soccorso per mille abitanti è passato da 363 nel 2011 a 311 nel 2023. Il numero di accessi (per mille abitanti) al pronto soccorso per medico di Emergenza-Urgenza è passato da una media di 18,11 del 2011 ad una media nazionale di 7,69 nel 2023. E ancora, la percentuale dei pazienti ricoverati dopo un accesso al pronto soccorso è passata da 14,9% a 13%. È quanto emerge dallo studio presentato oggi all’Università Cattolica di Roma, in occasione del Graduation Day Altems (Alta scuola di economia e management dei sistemi sanitari) della Facoltà di Economia dell’Ateneo. Diverse possono essere le ragioni di questa dinamica tra cui la minore gravità media dei pazienti che giungono in PS.
Lo studio restituisce uno scenario di risorse infrastrutturali “razionalizzate” più che depauperate, e di dotazioni di personale medico specializzato crescente a fronte di una riduzione degli accessi dei pazienti nei PS/DEA per mille abitanti. Tra il 2011 e il 2023 il trend mostra la disponibilità di più medici per meno ingressi in pronto soccorso. La fotografia però rimane e impone attenzione per prendere decisioni politiche fondate su elementi oggettivi che possano portare al miglioramento di una situazione che evidentemente sconta altri elementi di criticità: l’analisi infatti non fornisce elementi sulla disponibilità dell’altro personale sanitario (infermieri, tecnici, ecc.) né tantomeno sulla dotazioni tecnologiche e soprattutto sulle modalità organizzative che – visti i numeri – sono molto diverse tra Regione e Regione.
“‘Should I stay or should I go’? Restare o andarsene dal Ssn” è la domanda al centro di un’altra ricerca in corso. Secondo Federica Morandi, associata di Organizzazione aziendale, “non è la retribuzione il principale motivo che spinge i professionisti sanitari ad abbandonare la professione, quanto piuttosto la mancanza di condizioni di lavoro adeguate, ad esempio le infrastrutture, ma anche il clima organizzativo, la valorizzazione delle competenze e le reali opportunità di crescita”. Secondo la docente “investire in innovazione, valorizzazione delle competenze, crescita professionale all’interno di contesti organizzativi stimolanti è la leva su cui agire per il futuro dei professionisti e del nostro servizio sanitario nazionale più in generale”.

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