Lavoro: La Croix denuncia lavoro nero e mancanza di diritti nel comparto tessile-moda a Prato

La moda italiana oggi si è guadagnata due pagine di attenzione su La Croix, il quotidiano dei cattolici francesi, con un reportage da Prato sulla situazione dei lavoratori e una domanda: “Chi avrebbe mai potuto immaginare che nel Nord Italia si debba ancora scioperare per ottenere un contratto di lavoro e la busta paga? Eppure la realtà della produzione del prêt-à-porter e persino dell’alta moda a Prato è agghiacciante”. Nel più grande distretto tessile d’Europa, raccontano Julie Déléant e Laure Giuily, in oltre 6.600 aziende lavorano 5.000 autonomi e 41.200 addetti. Un orario di 12-14 ore al giorno, senza giorno di pausa, vacanze, mutua, per 3 o 4 euro l’ora, per “inondare il mercato europeo della moda a prezzi imbattibili”. A sostenere chi combatte per i propri diritti è don Helmut, il parroco di San Giusto, racconta poi il reportage, sacerdote polacco figlio delle lotte sindacali di Solidarność. Un’azione importante di rivendicazione è portata avanti da Sudd Cobas, che, fabbrica dopo fabbrica, lotta per ottenere la dignità di un contratto. Ad oggi sono 28 le aziende che hanno firmato. Un messaggio arriva dal procuratore di Prato Luca Tescaroli, che si è lasciato intervistare da La Croix perché vuole “che gli europei prendano coscienza della portata del pericolo rappresentato dalla criminalità organizzata cinese, che riguarda tutti noi in Europa” e che ha creato un “sistema Prato”, una zona di “non diritto”, simile al caporalato nelle campagne, complici la “mancanza di controlli ispettivi del lavoro e le carenze nella gestione dell’immigrazione”: chi è senza documenti “è disposto a tutto pur di restare”. I guadagni economici, senza alcun beneficio sul territorio, volano in Cina, oppure sono offerti dalla mafia cinese alle controparti italiane sotto forma di servizi bancari per pagare la droga ai cartelli sudamericani. Prato oggi è un “importante centro criminale”.

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