Diocesi: mons. Marino (Nola), “costruire ponti, soprattutto in tempi dove aumentano divisioni e contrapposizioni”

Guardare a Paolino quale maestro di unità, per la vita spirituale e per civile. Questo l’invito che il vescovo di Nola, mons. Francesco Marino, ha rivolto alla città e alla diocesi, con il consueto messaggio scritto in occasione della solennità di san Paolino di Nola, patrono diocesano e compatrono cittadino, nonché patrono secondario della Regione ecclesiastica della Campania.
Un invito che richiama il programma pastorale del vescovo di Nola, racchiuso nel suo motto episcopale “In Illo uno unum”, una citazione tratta dal commento al Salmo 127 di Sant’Agostino il quale afferma che, benché come cristiani siamo una moltitudine, lo Spirito Santo ci unisce in uno nell’unico Cristo: “In Illo uno unum”. Un motto scelto anche da Leone XIV, un agostiniano, conoscitore dello stretto legame di amicizia tra Paolino e Agostino. “Questa stessa espressione, così sintetica e al contempo feconda di grandi significati, da quando ero giovane studente mi ha affascinato e accompagnato nello studio appassionato per la Chiesa e l’ecumenismo. La scelsi come motto del mio episcopato nel 2005 e ora scopro con grande gioia che condivido questo sentire con Papa Leone. Infatti, entrambi abbiamo voluto ricordare a tutti incidendo, senza saperlo, questa stessa esortazione nei nostri carteggi araldici. Condividiamo, dunque, lo stesso motto e avverto la sua stessa passione per costruire l’unità anzitutto nella Chiesa, tra le Chiese e della Chiesa con il mondo. Abbiamo bisogno di costruire ponti, soprattutto in tempi dove aumentano divisioni e contrapposizioni che sfociano in guerre atroci come drammaticamente stiamo vedendo in Medio Oriente. Solo Cristo, il principe della pace, può donare una pace ‘disarmata e disarmante'”, scrive mons. Marino.
Un’unità possibile solo se come Paolino, precisa il vescovo di Nola, ciascuno imparerà, come ha ricordato Leone XIV, a “sparire perché rimanga Cristo, farsi piccolo perché Lui sia conosciuto e glorificato, spendersi fino in fondo perché a nessuno manchi l’opportunità di conoscerlo e amarlo”. Per questo, il presule esorta: “Nola, ricordati di Gesù Cristo (cfr. 2Tim 2, 8). Qual è il senso di quest’amorevole imperativo? ‘Ricordati di Gesù Cristo’ significa mettere Dio che si fa uomo per noi al centro del nostro cuore; vuol dire rendere Cristo non un’idea o un ragionamento, ma un criterio di scelta, un presupposto di ogni nostra attività. Lui è principio di unità nella Chiesa e può esserlo, per la vita e la pace del mondo, anche dentro di noi, a partire da quella unificazione interiore per cui la memoria di Lui costantemente agisce in noi”.

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