“Nella solennità del Corpus Domini, ci ritroviamo a fare memoria del Corpo del Signore, a camminare con Lui, proprio mentre anche il corpo dell’umanità è attraversato dal deserto della guerra e della violenza. Le notizie di queste ore non ci lasciano indifferenti. Viviamo un tempo dilaniato dall’escalation in Medio Oriente, lacerato da quella ‘guerra mondiale a pezzi’ di cui per anni ci ha parlato Papa Francesco. E in questo tempo, che sembra incapace di trovare vie di pace, ci raccogliamo attorno all’Eucaristia anche per implorare quel dono della pace disarmata e disarmante, che Papa Leone ci ha indicato come il primo vero dono del Risorto. Dono che in questo tempo la Chiesa, anche la nostra Chiesa di Napoli deve custodire, invocare, donare, senza riserve, senza timore”. Lo ha detto, ieri sera, il card. Mimmo Battaglia, arcivescovo di Napoli, nell’omelia della messa celebrata a piazza Mercato, nella solennità del Corpus Domini.
Per il porporato, “la festa del Corpus Domini è anche un appello personale e profondo a interrogarci sui luoghi in cui andiamo a cercare risposta alla nostra fame, soprattutto quando attraversiamo i deserti della vita, quando il buio ci sorprende prima ancora di aver trovato una via. Ed è lì, proprio lì, che siamo chiamati ad avere fiducia nel nutrimento di Dio, a lasciarci raggiungere dal suo pane, che non solo sazia, ma salva. Un pane che consola senza anestetizzare, che sostiene senza illudere, che accompagna mentre insegna a camminare. Un pane che ha il sapore della pace, e l’odore primaverile della resurrezione!”.
“Nell’Eucaristia c’è tutto il gusto delle parole e dei gesti di Gesù, il sapore della sua Pasqua, la fragranza del suo Spirito – ha aggiunto l’arcivescovo -. Ricevendola, si imprime nel nostro cuore la certezza di essere amati da Lui. Non possiamo fare a meno dell’Eucarestia, perché è ‘il memoriale di Dio’ che guarisce la nostra vita”.
Il cardinale ha sottolineato: “Questo pane è forza, è coraggio, è vita. È amore. E solo l’amore guarisce alla radice la paura e libera dalle chiusure che imprigionano. Nell’Eucaristia si afferra il ‘qui e ora’ per farne già l’aldilà. L’Eucarestia è la forza che trasforma la notte in giorno, il tradimento in dono d’amore, Giuda in Giovanni. L’Eucarestia non è dolciastra, ma è vera quanto più è drammatica: non è quella celebrata con il pane degli angeli ed astrattamente incensata, ma l’Eucarestia più vera è quella che coinvolge le tue lacrime, le tue fatiche, i tuoi dolori, i tuoi drammi. Spezzare il pane e riceverne un pezzo, riempire il calice e berne un sorso, è spezzare la solitudine, è bere la solidarietà, è accrescere la fraternità, una fraternità universale. Che nasce dal cuore di Dio, nostra vita, nostro amore!”.
L’Eucaristia, ha concluso, “ci ricorda anche che non siamo individui, ma un corpo. L’Eucaristia non è un sacramento “per me”, è il sacramento di molti che formano un solo corpo. L’Eucaristia è il sacramento dell’unità. Chi la accoglie non può che essere artefice di unità. Unità interiore, unità con gli altri”.