
“Dobbiamo mostrare che le parole hanno sempre una conseguenza e non possono restare prive di riscontro: questo vecchio obiettivo pedagogico, nella civiltà digitale è diventato molto più difficile da raggiungere rispetto al passato. Oggi purtroppo si ha l’impressione che ciò che diciamo o scriviamo possa risultare gratuito. E invece no: se sbagli, ad esempio insultando una persona, devi pagare”.

Foto SIR
Ad affermarlo in un’intervista al Sir è Eraldo Affinati (nella foto) In occasione deli esami di maturità che iniziano oggi, lo scrittore e appassionato educatore romano, fondatore con la moglie Anna Luce Lenzi nel 2008 della scuola della scuola Penny Wirton (oggi quasi una settantina di realtà in tutta Italia) per l’insegnamento gratuito della lingua italiana agli immigrati, sostiene l’importanza di educare all’uso responsabile e “disarmato” delle parole anche come fattore di crescita personale: “Non puoi credere di poter passare indenne. Imparare la scienza dei limiti è fondamentale nel percorso verso la maturità. Dico di più: soltanto nell’accettazione del limite, quale che sia, diventi veramente libero e adulto”.
E sul voto in condotta, determinante per l’ammissione all’esame, preclusa per chi ha meno di 6, Affinati osserva: “Posso capire le ragioni che hanno spinto i nostri governanti a muoversi in questa direzione, ma dopo quarant’anni di insegnamento, fra tanti dubbi che mi restano almeno una certezza credo di averla: il rispetto profondo e autentico da parte dei ragazzi i docenti non lo ottengono comminando una sanzione. Così, nella migliore delle ipotesi, potranno semmai ottenere un timore reverenziale e non duraturo. Ciò che bisogna fare – conclude il docente – è conquistare la fiducia preliminare degli alunni, puntando tutto sulla qualità della relazione umana”.