“La carità oggi cerca anche la pace e il dialogo. Sono parole che Papa Leone ci sta ripetendo in più occasioni. Laddove non c’è la pace cresce, infatti la violenza, cresce la guerra, cresce la povertà, cresce la morte”. Lo ha detto oggi pomeriggio, nella basilica di San Pietro in Vaticano, l’arcivescovo di Ferrara-Comacchio, mons. Gian Carlo Perego, in occasione del pellegrinaggio diocesano. “In questa Basilica, alla tomba di Pietro – ha detto il presule – “condividiamo questo desiderio del Papa di pace e di dialogo e chiediamo al Signore che le nostre Chiese in comunione con Pietro, siano luoghi di pace e i cristiani ‘artigiani di pace’. La pace cresce anche nell’amore a Dio e al prossimo, vincendo ogni sentimento di vendetta, l’egoismo e la prepotenza. E chiediamo anche a Pietro di confermarci nella fede”. Nella sua omelia l’arcivescovo ferrarese, partendo dalle letture del giorno ha ricordato le parole dell’Apostolo Paolo: “Dio ama chi dona con gioia”. Il “dono – ha detto mons. Perego – è un segno di amore e di condivisione. Soprattutto i poveri sono i destinatari del nostro amore e dei nostri gesti di dono. E chi dona vedrà moltiplicate le sue risorse”. Ed ha poi citato santa Caterina Vegri che nel forno dove cuoceva il pane per i poveri di Ferrara “vedeva la farina mai esaurirsi, ma crescere nel dono”. La carità “fa crescere la gioia. Il ricco e l’avaro è invece sempre triste e sospettoso. Donare genera serenità”. La Chiesa di Roma che “presiede nella carità” è la Chiesa che per prima “è chiamata a testimoniare la carità. La carità del Papa è sempre stato un segno di questa Chiesa da S. Pietro ad oggi, in ogni stagione della storia della Chiesa. La carità del Papa raggiunge le Chiese più povere, le situazioni di guerra, di disastri ambientali, la vita dei più piccoli, la sofferenza degli anziani. È una carità unita sempre alla giustizia, che tutela la vita e i diritti delle persone, soprattutto i più deboli” come ricorda la pagina evangelica di Matteo, che “richiama anche che la carità si fa nel silenzio, non suonando la tromba”, come nel silenzio “si prega il Signore, non con gesti eclatanti e nel silenzio si digiuna. Dio sa vedere i gesti di carità, preghiera e silenzio. Non dimentichiamo, ci ricorda l’evangelista Matteo, che Dio è un Padre per noi e un Padre non dimentica le azioni di bene dei suoi figli, anzi le valorizza”.