“Chiediamo al Signore il dono di capire dove la nostra vita si è bloccata. Proviamo a dare voce al nostro desiderio di guarire. E preghiamo per tutti coloro che si sentono paralizzati, che non vedono vie d’uscita. Chiediamo di tornare ad abitare nel Cuore di Cristo che è la vera casa della misericordia!”. Si è conclusa con queste invocazioni la catechesi dell’udienza di oggi, in cui il Papa si è soffermato sull’episodio evangelico della guarigione del paralitico, che dice che “quando prova a immergersi nella piscina c’è sempre qualcuno che arriva prima di lui”. “Quest’uomo sta esprimendo una visione fatalistica della vita”, ha spiegato Leone XIV: “Pensiamo che le cose ci capitano perché non siamo fortunati, perché il destino ci è avverso. Quest’uomo è scoraggiato. Si sente sconfitto nella lotta della vita”. Gesù, invece, “lo aiuta a scoprire che la sua vita è anche nelle sue mani. Lo invita ad alzarsi, a risollevarsi dalla sua situazione cronica, e a prendere la sua barella”. “Quel lettuccio non va lasciato o buttato via”, ha affermato il Papa: “Rappresenta il suo passato di malattia, è la sua storia. Fino a quel momento il passato lo ha bloccato; lo ha costretto a giacere come un morto. Ora è lui che può prendere quella barella e portarla dove desidera: può decidere cosa fare della sua storia! Si tratta di camminare, prendendosi la responsabilità di scegliere quale strada percorrere. E questo grazie a Gesù!”.