“Quello che ci paralizza, molte volte, è proprio la delusione. Ci sentiamo scoraggiati e rischiamo di cadere nell’accidia”. A denunciarlo è stato il Papa, nella catechesi dell’udienza di oggi, pronunciata in piazza San Pietro e dedicata alla guarigione del paralitico, a cui Gesù “rivolge una domanda che può sembrare superflua: ‘Vuoi guarire’”. “È invece una domanda necessaria, perché, quando si è bloccati da tanti anni, può venir meno anche la volontà di guarire”, ha spiegato Leone XIV: “A volte preferiamo rimanere nella condizione di malati, costringendo gli altri a prendersi cura di noi. È talvolta anche un pretesto per non decidere cosa fare della nostra vita”. “Gesù rimanda invece quest’uomo al suo desiderio più vero e profondo”, il senso della parabola evangelica: “Quest’uomo infatti risponde in modo più articolato alla domanda di Gesù, rivelando la sua visione della vita. Dice anzitutto che non ha nessuno che lo immerga nella piscina: la colpa quindi non è sua, ma degli altri che non si prendono cura di lui. Questo atteggiamento diventa il pretesto per evitare di assumersi le proprie responsabilità”. “Ma è proprio vero che non aveva nessuno che lo aiutasse?”, si è chiesto il Papa, che ha citato la risposta illuminante di Sant’Agostino: “Sì, per essere guarito aveva assolutamente bisogno di un uomo, ma di un uomo che fosse anche Dio. È venuto dunque l’uomo che era necessario; perché differire ancora la guarigione?”.