L’Italia dell’Economia sociale e del volontariato si conferma una delle infrastrutture più vitali e strategiche del nostro Paese: un tessuto produttivo e civico che genera valore economico, relazionale e culturale. È questo lo sguardo integrato sull’economia sociale e sui nuovi modelli di partecipazione civica emerso dalle edizioni 2025 dell’Atlante dell’Economia sociale e dell’Osservatorio Volontariato, presentate oggi nel corso della XXV edizione delle Giornate di Bertinoro per l’Economia civile.
In Italia si contano 428.397 organizzazioni dell’Economia sociale (8,5% del totale imprese), oltre 1 milione e 800mila addetti (pari all’8,7% del totale) per un fatturato di quasi 160 miliardi. Numeri che confermano il ruolo strategico dell’Economia sociale, nonostante una leggera flessione complessiva del -0,3% rispetto al 2024, con un peso oggi pari al 7,5% del totale dell’economia. Un ruolo che diventa sempre più rilevante non solo nelle filiere in cui l’Economia sociale opera (come il commercio e la ristorazione con il 29% del fatturato e il settore agroalimentare con il 26%), ma soprattutto per l’effetto che genera nell’economia complessiva e nella qualità della vita. Questi i risultati principali di quanto emerge dall’edizione 2025 dell’Atlante dell’Economia sociale realizzata da Aiccon in collaborazione con uno dei suoi storici soci, Unioncamere Emilia-Romagna.
Sul versante organizzativo, l’Economia sociale mostra una crescente ibridazione dei modelli. Mentre calano le nuove iscrizioni cooperative, aumentano le società controllate non cooperative, oggi oltre 3.400 (di cui più di 300 all’estero). Per ogni 100 euro di fatturato, la cooperazione ne genera altri 28 in società collegate, segno di un ecosistema in evoluzione che integra economia, innovazione e responsabilità collettiva.
Le principali difficoltà che frenano l’impegno civico – mancanza di tempo (42%), problemi di salute (32%), priorità familiari (26%) e scarsa informazione (22%) – si intrecciano con le sfide del lavoro e dello studio, soprattutto per i più giovani. Ciò evidenzia la necessità di ripensare spazi e modalità di partecipazione, in continuità con le forme organizzate dell’Economia sociale.