Sono presentate oggi nel corso della XXV edizione delle Giornate di Bertinoro per l’Economia civile le edizioni 2025 dell’Atlante dell’Economia sociale e dell’Osservatorio Volontariato. L’Atlante dialoga con le evidenze emerse dall’Osservatorio Volontariato “Dono e Agire Gratuito” 2025, promosso da Aiccon Research Center in collaborazione con il Forum nazionale del Terzo Settore e Csvnet, con il sostegno di UniCredit e Fondazione di Modena e le rilevazioni curate da Ipsos Italia. Scopo dell’Osservatorio è far comprendere come il volontariato e l’attivismo sociale si stiano trasformando in Italia, analizzando non solo le forme organizzate, ma anche le motivazioni e le esperienze individuali di chi sceglie di impegnarsi. L’indagine – basata su un approccio misto quantitativo e qualitativo – mostra come l’impegno civico e il dono siano dimensioni sempre più centrali dell’economia sociale italiana.
Oggi solo 1 italiano su 10 è volontario attivo e il 22% lo è stato in passato; tra gli ex volontari, quasi la metà (46%) dichiara di voler tornare a impegnarsi nei prossimi sei mesi, e il 36% di chi non ha mai fatto volontariato vorrebbe provarci. In particolare, gli under 35 si confermano la fascia più propensa a un futuro coinvolgimento, segnale di una generazione che riscopre il valore della partecipazione e del dono.
L’Osservatorio evidenzia una trasformazione culturale profonda: accanto al tradizionale “desiderio di aiutare gli altri” (46%), cresce il “sentirsi utili” (44%) come motivazione principale. Tra i volontari attivi, questa esigenza di utilità personale diventa dominante (47%), mentre tra gli ex volontari resta centrale la spinta altruistica (46%). Il volontariato si configura dunque come un’esperienza che unisce dono e autorealizzazione, rafforzando il legame tra individuo e comunità. Cresce anche la motivazione legata al miglioramento della propria comunità (37%) e alla coerenza con i propri valori (29%), segno di un impegno civico sempre più radicato nella sfera locale e identitaria.
Tra le barriere più rilevanti emergono la mancanza di tempo (36%), priorità familiari (44%) e scarso accesso alle informazioni sulle opportunità di volontariato (35%). Per i più giovani, pesano anche l’impegno lavorativo o di studio e la percezione che l’impegno volontario abbia un impatto limitato: un segnale che invita le organizzazioni a comunicare meglio il valore e i risultati delle proprie azioni.
Il volontariato emerge così come una pratica di cittadinanza attiva, un gesto che costruisce legami e genera capitale sociale. “È necessario alimentare processi d’innovazione sociale per trasformare il potenziale in dono. Modelli organizzativi, autonomia ed una maggior inclusione anche in termini di protagonismo son alla base delle aspettative dei nuovi volontari. È chiaro che ‘diverse motivazioni’ genereranno azioni diverse. Il dono inteso come ‘relazione e agire gratuito’ si sta trasformando, senza perdere la sua radice più autentica”, evidenzia Paolo Venturi, direttore di Aiccon Research Center.