“La pace arriva sempre tardi, ma arriva”. Lo ha detto il card. Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, intervenendo ieri sera in videocollegamento alla trasmissione Rai Tg2 Post. “La pace arriva sempre tardi, soprattutto per chi è stato colpito da una sofferenza terribile, per i parenti degli ostaggi e per tutto il popolo che vive a Gaza”, ha affermato il cardinale a proposito del primo accordo siglato sul piano di pace del presidente Trump per Gaza. “Ma arriva”, ha aggiunto: “E quindi dobbiamo aiutare questo inizio di pace, sapendo che è un inizio, e che a maggior ragione non dobbiamo fagli mancare tutto il necessario per cominciare un itinerario è istantaneo”. “Ci sono tanti problemi da risolvere”, ha proseguito Zuppi, secondo il quale “la liberazione degli ostaggi israeliani e dei detenuti palestinesi nelle prigioni israeliane è già un primo passo. Dobbiamo spingere tutti in questa direzione”. Interpellato sulle critiche israeliane alla recente intervista del card. Pietro Parolin ai media vaticani, il presidente della Cei ha risposto: “Era un discorso chiarissimo, nella condanna della violenza del 7 ottobre e di ogni forma di antisemitismo, che non colpisce solo gli ebrei, ma tutti, e tutti lo dobbiamo contrastare”. Le parole del card. Parolin, per Zuppi, “descrivono tanta sofferenza: bisogna partire da questa per dire basta, fermiamoci”. A questo proposito, il cardinale ha citato le parole della mamma di uno degli ostaggi israeliani che poi è tato ucciso: “Io non voglio che la mia sofferenza provochi altra sofferenza”. “È questo l’atteggiamento giusto per sostenere questo spiraglio di pace”, ha commentato il card. Zuppi.