Assange: mons. Ricchiuti (presidente Pax Christi), “una buona notizia. No a estradizione, speriamo torni ad essere un uomo libero”

L’Alta Corte del Regno Unito ha deciso oggi che Julian Assange, il giornalista australiano co-fondatore di Wikileaks, potrà presentare un nuovo appello contro la richiesta di estradizione presentata dagli Usa. I giudici britannici hanno dato agli Usa un’ulteriore opportunità di fornire assicurazioni diplomatiche che i diritti umani di Assange non saranno violati. “È una buona notizia”, commenta in una intervista al Sir monsignor Giovanni Ricchiuti, presidente di Pax Christi e vescovo emerito di Altamura-Gravina-Acquaviva delle Fonti. In passato il vescovo si era adoperato per cercare una interlocuzione tra la famiglia di Assange e la Santa Sede. La moglie, Stella Assange, fu ricevuta da Papa Francesco il 30 giugno 2023. “Vedere questo accanimento contro un uomo, un giornalista, uno che è chiamato a dire sempre o a scrivere la verità, è davvero scandaloso. E la punizione ammonterebbe a 175 anni di carcere, solo perché ha detto la verità!” Monsignor Ricchiuti formula l’auspicio che Assange “non venga estradato ma soprattutto che torni ad essere un uomo libero”. La Corte esaminerà nuovamente il caso il 20 maggio, ma nel frattempo il giornalista continua ad essere detenuto nel carcere di massima sicurezza di Belmarsh a Londra, senza essere sottoposto a processo. Gli Stati Uniti lo accusano di aver violato il National Espionage Act, la legge sullo spionaggio americana, che risale al 1917, per aver rivelato, a partire dal 2010, circa 700.000 documenti militari e dispacci diplomatici di Washington, facendo luce su crimini di guerra compiuti dagli Stati Uniti in Iraq e Afghanistan. Sul 52enne giornalista australiano pendono 18 capi d’accusa e per la legge americana rischia 175 anni di carcere. “Della verità non bisogna avere mai avere paura – osserva il vescovo -. Sulla verità si costruisce una relazione, un dialogo, una possibile pace e riconciliazione. Perseguitare chi dice la verità è davvero un crimine. Il crimine lo commette chi ha paura della verità. E noi sappiamo che la verità è finita sulla croce, e che ci è stato detto ‘La verità vi farà liberi’”. “Sapere ad esempio, a tanti anni di distanza, che l’intervento armato in Iraq, con tutto quello che ha comportato, poteva essere evitato, fa male – prosegue -. Era stata una ritorsione degli Stati Uniti di Bush, costruita sulla menzogna delle armi batteriologiche di Saddam Hussein, che poi non esistevano. Fa male perché la pace si costruisce anche sulla verità, sul non temere o avere paura di dire la verità. La pace deve essere frutto della giustizia e della giustizia sociale. Non temere di dire la verità, ossia “sì, sì, no, no”, è evangelico. La verità non va mai distorta”.

 

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