Papa Francesco: a Dicastero per il culto divino e la disciplina dei sacramenti, “senza riforma liturgica non c’è riforma della Chiesa”

(Foto Vatican Media/SIR)

“A sessant’anni dalla promulgazione della Sacrosanctum Concilium, non smettono di entusiasmare le parole che leggiamo nel suo Proemio, con le quali i Padri dichiaravano la finalità del Concilio. Sono obiettivi che descrivono una precisa volontà di riforma della Chiesa nelle sue dimensioni fondamentali: far crescere ogni giorno di più la vita cristiana dei fedeli; adattare meglio alle esigenze del nostro tempo le istituzioni soggette a mutamenti; favorire ciò che può contribuire all’unione di tutti i credenti in Cristo; rinvigorire ciò che giova a chiamare tutti nel seno della Chiesa (cfr SC, 1)”. Lo ha detto, stamattina, Papa Francesco, ricevendo in udienza, nel Palazzo apostolico vaticano, i partecipanti all’Assemblea plenaria del Dicastero per il culto divino e la disciplina dei sacramenti, sul tema “Euntes parate nobis Pascha (Lc 22,8). Percorsi di formazione liturgica per i ministri ordinati e i fedeli laici”, in corso a Roma dal 6 al 9 febbraio. Si tratta, ha spiegato, di “un lavoro di rinnovamento spirituale, pastorale, ecumenico e missionario. E per poterlo realizzare i Padri conciliari sapevano bene da dove dover cominciare, sapevano ‘di doversi occupare in modo speciale anche della riforma e della promozione della liturgia’ (ibid.). È come dire: senza riforma liturgica non c’è riforma della Chiesa”.
Per il Papa, “possiamo fare una tale affermazione solo comprendendo che cos’è la liturgia in senso teologico, così come i primi numeri della Costituzione sintetizzano in modo mirabile. Una Chiesa che non sente la passione per la crescita spirituale, che non cerca di parlare in modo comprensibile agli uomini e alle donne del suo tempo, che non prova dolore per la divisione tra i cristiani, che non freme per l’ansia di annunciare Cristo alle genti, è una Chiesa malata, e questi ne sono i sintomi”.

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