“Le esperienze dolorose di questi anni ci hanno reso sempre più attenti e impegnati sul fronte della prevenzione e della formazione alla tutela dei minori. Senza allarmismi, si tratta di creare un clima di rispetto e accoglienza nei confronti di tutte le persone a cominciare dai minori e da quelle vulnerabili. Dobbiamo trovare il modo di far diventare cultura questo impegno attraverso un’opera educativa che si avvalga di tutti gli strumenti e le occasioni che si presentano”. Lo ha affermato il vescovo di Latina-Terracina-Sezze-Priverno, mons. Mariano Crociata, in occasione della giornata di studio dedicata a “Minori e persone vulnerabili – Ritessere fiducia – Chiesa e società: un impegno comune” svoltasi mercoledì ad Anagni per iniziativa del Servizio interdiocesano per la Tutela dei minori delle cinque diocesi del Lazio Sud (Gaeta, Anagni-Alatri, Frosinone-Veroli-Ferentino, Latina-Terracina-Sezze-Priverno, Sora-Cassino-Aquino-Pontecorvo).
In un comunicato diffuso oggi, viene sottolineato che il vescovo di Sora-Cassino-Aquino-Pontecorvo, mons. Gerardo Antonazzo, ha definito il convegno un’iniziativa di straordinaria importanza. “L’obiettivo è offrire strumenti conoscitivi e operativi per rafforzare le azioni di tutela», ha evidenziato, ricordando che il Centro interdiocesano organizza incontri, fornisce aggiornamenti e resta a disposizione per orientare nei casi di presunti abusi. Antonazzo ha anche indicato i principali punti di forza del Servizio interdiocesano: “In via prioritaria vi è la sensibilità di presbiteri e diaconi, di educatori e catechisti nei confronti del tema degli abusi sui minori e la gestione delle relazioni con gli Uffici pastorali diocesani”.
Infine, mons. Ambrogio Spreafico, vescovo di Frosinone-Veroli-Ferentino ed Anagni-Alatri, ha dichiarato che “la giornata di studio è stata di grande interesse per sostenere il lavoro e l’impegno dell’équipe interdiocesana che in questi anni ha aiutato le nostre comunità a crescere sia in una consapevolezza maggiore del male degli abusi verso minori e persone fragili sia in una rinnovata coscienza educativa di relazione all’interno delle nostre comunità, perché l’abuso riguarda l’intera comunità e la sua capacità educativa”. Mons. Spreafico ha aggiunto che “in un mondo dominato dai social che impongono omologazione, educare significa aiutare a crescere, dando la libertà di essere soggetti autonomi, non sottomessi”. E ha concluso sottolineando che il lavoro del Servizio interdiocesano mira a creare realtà sempre più sagge nell’impegno educativo, coinvolgendo famiglie, comunità e società civile.