Sanità: Rapporto Crea, “pochi infermieri, situazione peggiorerà”. Fnopi, “professione poco attrattiva. Servono formazione e riconoscimenti economici”

In Italia la carenza di infermieri è destinata ad aggravarsi: agli oltre 60mila che già ne mancano, si aggiungeranno circa 100mila professionisti che saranno portati fuori dal sistema dei pensionamenti nel giro di dieci anni. Senza contare le “fughe” all’estero per ottenere condizioni economiche e lavorative migliori. A sottolineare la situazione, cifre alla mano, è il 19° Rapporto Crea Sanità, Centro di ricerca riconosciuto da Eurostat, Istat e Ministero della Salute, presentato oggi nella sede del Cnel a Roma.
Gli stipendi degli infermieri in Italia hanno differenze retributive, a parità di potere d’acquisto, con quelli annuali in Germania, Svizzera e Regno Unito rispettivamente del 56%, 46,2% e 20% in meno. Neppure l’ultimo contratto, chiuso nel 2021, ha migliorato di molto una situazione già difficile anche a causa della limitata possibilità di sbocchi di carriera. Secondo il Rapporto, realizzato anche con il contributo della Federazione nazionale degli infermieri (Fnopi), sono quindi necessari un’adeguata programmazione del personale, l’incremento dell’offerta formativa e l’adozione di misure per restituire attrattività al lavoro nel Ssn in termini di riconoscimento sociale ed economico.
“La carenza di infermieri in Italia è un problema serio e ormai evidente, accentuato dalla scarsa attrattività della professione. Soltanto innovandola negli ambiti formativi, di esercizio professionale e di autonomia, si può garantire la sostenibilità e l’universalità del Servizio sanitario nazionale”, ha commentato la presidente Fnopi, Barbara Mangiacavalli.

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