Terra Santa: Jaffa, celebrata la Giornata mondiale dei migranti e dei rifugiati. Padre Countinho (vicario) “siamo come il lievito nella pasta”

(Foto Lpj.org)

“Questa è una giornata di unità e diversità. Sono tutti migranti provenienti da Paesi diversi, ma grazie alla nostra fede possiamo unirci e condividere Gesù con gli altri. Questa giornata, nonostante le difficoltà, ci dà il coraggio di andare avanti”. Così p. Matthew Marcel Countinho, vicario patriarcale per i migranti e i richiedenti asilo, ha salutato la 109ª Giornata mondiale dei migranti e dei rifugiati – sul tema “Liberi di scegliere se migrare o restare” – che è stata celebrata nei giorni scorsi presso la Chiesa di Sant’Antonio di Padova, a Jaffa. Ad animare la liturgia, presieduta da mons. Adolfo Tito Yllana, nunzio Apostolico in Terra Santa, i rappresentanti di diverse comunità che hanno recitato le loro preghiere in varie lingue come cingalese, vietnamita, ebraico, cinese, filippino. “È un’opportunità per noi ricordare che anche Gesù è stato un migrante che ha vissuto qui e anche se noi, i migranti, siamo una minoranza, tuttavia siamo come il lievito nella pasta, come ha detto Gesù. Portiamo – ha aggiunto il vicario – la presenza di Dio agli altri svolgendo compiti molto semplici come la pulizia delle case o la cura degli anziani, lasciando un impatto sulla società. Cerchiamo di farlo con molto amore per riflettere la bellezza della nostra fede cristiana”. Tante le testimonianze rese dai fedeli durante e dopo la celebrazione: “Questo giorno significa molto per noi. A causa della lontananza da casa, siamo venuti qui in cerca di pascoli più verdi, anche se il nostro lavoro non è facile. Ma una volta all’anno, quando ci riuniamo come oggi, ci ricordiamo da dove veniamo e perché siamo qui. Ci riuniamo come famiglia in Cristo”. E ancora: “Penso che sia importante celebrare questa giornata perché tutti noi veniamo da Paesi e nazioni diverse. In questo Paese troviamo una famiglia comune, perché il più delle volte ci sentiamo soli, ma in realtà non lo siamo. Siamo qui a celebrare le nostre belle culture come corpo di Cristo, uniti sotto una famiglia comune”.

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