Diocesi: card. Cantoni (Como), “le Suore infermiere dell’Addolorata ci hanno insegnato che occorre accompagnare deboli, fragili e malati con la delicatezza della carità di Cristo”

Le Suore infermiere dell’Addolorata “in 170 anni di vita hanno seminato tanto amore attraverso la loro umile, ma sollecita presenza accanto ai malati, specialmente nel nostro ospedale cittadino di Valduce. Queste religiose ci hanno insegnato che, oltre la competenza professionale, indispensabile, occorre accompagnare i deboli, i fragili e i malati con la delicatezza della carità di Cristo, ossia ‘con gran cuore’, come era solita raccomandare la beata Giovannina: ‘Curate gli infermi, ma con gran cuore!’”. Lo ha sottolineato oggi pomeriggio il vescovo di Como, il card. Oscar Cantoni, durante la celebrazione eucaristica che ha presieduto per i 170 anni dalla fondazione della Congregazione delle Suore infermiere dell’Addolorata.
Nell’omelia il porporato ha rilevato che “non è solo un caso fortuito se in occasione del 170° anniversario di fondazione delle Suore infermiere dell’Addolorata, per opera della beata Giovannina Franchi, la Chiesa oggi fa memoria di un altro grande apostolo della carità, san Vincenzo de’ Paoli (1581-1660), un santo che si è dedicato al servizio dei poveri e alla formazione dei sacerdoti. Egli ha propagato il suo ministero nel mondo intero attraverso la Congregazione della Missione e la Compagnia delle Figlie della carità, entrambi presenti nella nostra diocesi”. “Molto spesso – ha osservato il card. Cantoni – noi siamo esperti nel registrare la situazione oggettiva del momento, con la descrizione accurata delle attuali povertà (e sono tante e gravi!). Riportiamo le statistiche ben redatte, complete di ogni informazione, ma poi esitiamo nel deciderci ad affrontare i problemi e fatichiamo nell’assumerci le nostre responsabilità, anche per mancanza di visione globale, ancorati esclusivamente sulle urgenze. Spesso, poi, ci domandiamo a chi tocca veramente intervenire, a chi riferirsi e poi ci giustifichiamo facilmente nel constatare che ci mancano i contributi economici necessari per le diverse necessità”. “Ecco perché – ha proseguito – è salutare e stimolante confrontarci con gli amici di Dio, i santi, decisi e audaci nelle loro iniziative di carità, non certo con maggiori risorse delle nostre e certamente privi di quelle sicurezze che invece noi possediamo”. “Chi incontra i poveri incontra Cristo, chi lava le ferite degli ultimi, incontra il Signore Gesù, che lo accoglie tra i suoi amici più cari”, ha ammonito il porporato, evidenziando che “è bello riconoscere che chi fa la carità è seguito da altre persone, affascinate da queste opere di servizio, dallo stare amabilmente accanto ai poveri, dall’accompagnare con premura i feriti della vita, fino a identificare nel servizio ai malati la propria via privilegiata per seguire Gesù”. Il card. Cantoni ha concluso rivolgendo un augurio “a tutti coloro che svolgono questo importante impegno di servizio: unire alla competenza professionale una grande carità, così da riconoscere in ogni persona la dignità inalienabile di figlio di Dio, per il quale Cristo ha donato la sua vita”.

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