Disabilità: De Palma (Nursing Up), “piano capillare di assistenza infermieristica a supporto dei casi più delicati all’interno delle scuole”

“Un piano capillare di assistenza infermieristica a supporto dei casi più delicati all’interno delle scuole. Ci sono alunni che necessitano ogni giorno di cure e interventi che solo professionisti come gli infermieri hanno la competenza di svolgere”. A chiederlo è Antonio De Palma, Presidente nazionale del Nursing Up, il sindacato infermieri. “Sono 316mila in Italia, secondo l’Istat, gli studenti con problemi di disabilità, in alcuni casi affetti da malattie croniche incurabili. Nei casi più gravi le Asl e le Regioni non garantiscono sufficiente assistenza diretta da parte di infermieri all’interno degli istituti. Per questo è più che mai indispensabile – sottolinea De palma – inserire la figura di professionisti come gli infermieri che tutelino la salute dei soggetti con le patologie più gravi, supportando gli insegnanti di sostegno e gli altri professionisti sanitari già presenti nelle scuole, e che permettano, con la loro presenza negli istituti, di non lasciare a casa alunni che, senza cure quotidiane dirette, devono gioco forza rinunciare agli studi”. De Palma torna ad invocare la figura dell’infermiere di famiglia che, sul modello britannico, “non è solo il perno dell’assistenza domiciliare, ma anche è una figura fondamentale per le scuole, nell’ambito dei percorsi di cura dei bambini e dei ragazzi disabili, e per avviare proficui progetti di educazione alla salute”. Da qui la richiesta di “un piano organico e risolutivo per garantire un’assistenza infermieristica nelle scuole per gli studenti disabili affetti dalle patologie più gravi e per supportare le figure che già ci sono nelle scuole”. Purtroppo, rimarca il presidente, “la politica brancola nel buio e naturalmente deve darsi una scossa”. Un caso emblematico è quello della Regione Lazio: “ci sono i fondi, sono stati erogati ben 30 milioni di euro per l’assistenza ai disabili, ma mancano incredibilmente le graduatorie per assumere personale specializzato da parte dei 250 istituti della Regione”. Unica Regione virtuosa è il Veneto, “ma è un triste caso isolato. È palese che mentre l’Europa corre veloce verso il rilancio della sanità territoriale, l’Italia arranca con appena 3mila professionisti di famiglia/comunità inseriti nelle nostre Regioni a fronte di un fabbisogno di 25mila unità, secondo gli standard indicati dal nuovo Pnrr”.

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