Lampedusa: don Bignami (Cei), “il mare raccoglie il grido dei poveri”

(Foto SIR)

“Il mare raccoglie il grido dei poveri”, non solo di quanti lo solcano in ricerca di una vita migliore, ma anche di chi in mare lavora per vivere. Lo ha detto don Bruno Bignami, direttore dell’Apostolato del mare della Cei, celebrando a Lampedusa la Giornata del Mare. Soffermandosi sulle conseguenze che l’uomo subisce nella vita e nel proprio lavoro, don Bignami ha detto del “degrado dovuto a deforestazione, monocolture agricole, rifiuti industriali, allevamenti intensivi, pesca distruttiva” e di una “economia mondiale viaggia via mare”. “Il 90% delle merci viene trasportato in container: ciò – ha detto – ha permesso il trasferimento di numerosi beni a costo ridotto. I numeri sono da paura: una nave portacontainer può spostare un carico che equivale a diecimila camion. In tutto il mondo transitano ogni settimana due milioni di container. Facile capire che il controllo del mare è fondamentale per i commerci: la nostra è un’economia del mare non dichiarata, tenuta sotto silenzio. Come nel dimenticatoio – ha proseguito – finiscono i due milioni di marittimi che solcano i mari per trasportare merci”. Fermando davanti al porto il percorso commemorativo organizzato a dieci anni dalla visita di papa Francesco a Lampedusa, don Bignami ha detto dei “turni disumani degli equipaggi”, del “senso di solitudine e di abbandono”, delle “crisi psichiche per stress e depressione”, degli incidenti mortali. Per don Bruno “manca una cultura del lavoro e della giustizia sociale, che ponga fine a lavori sottopagati, a turni massacranti e a non avere accesso a cure adeguate nel caso di bisogno. I marittimi morti in mare non fanno notizia. Tutto ciò testimonia il grado di scarsa solidarietà e la disumanità che respiriamo”. Per il diretto, “l’indifferenza è padrona”.

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