Germania: Conferenza episcopale, documento per il Sinodo. Partecipazione modesta. Risposte ai dieci punti del Vademecum, ascolto e condivisione parole ricorrenti

Il numero dei credenti che in Germania hanno partecipato alla fase diocesana del Sinodo mondiale dei vescovi è stato bassissimo, purtuttavia rappresentativo. Non si è riusciti a “coinvolgere persone deluse e lontane dalla Chiesa”. Dice così l’introduzione alla seconda parte del rapporto tedesco inviato a Roma come contributo al Sinodo, in cui sono sintetizzate le risposte delle diocesi sui dieci punti sollecitati dal Vademecum vaticano. In Germania “la sinodalità è praticata da diversi anni”, sebbene con alcune criticità (ad esempio, il ruolo dei laici resta consultivo e non co-decisionale). Per alcuni è decisivo che i temi affrontati nel Cammino sinodale tedesco siano integrati nel Sinodo mondiale dei vescovi; per altri occorre impegnarsi di più per il rinnovamento della relazione con Cristo. Una sfida per la Chiesa sta nell’uscire dalla “zona di comfort del ruolo di ospitante per diventare ospite nella vita delle persone”; la Chiesa del futuro sarà “nelle piccole comunità in cui i laici hanno un ruolo di primo piano”. Si lamenta il fatto che vescovi, sacerdoti e responsabili pastorali “non ascoltino abbastanza” i fedeli, che la Chiesa sia “un’istituzione che definisce ma non ascolta” e se lo fa non lo fa in un “ascolto condiviso” delle persone e della Parola. Quanto al parlare nel contesto pubblico, i laici rivendicano uno spazio nei media come voce della Chiesa, tanto quanto i vescovi” e chiedono che il parlare sia accompagnato da comportamenti credibili. Ci sono temi tabù che non possono essere affrontati, ci sono limiti alla libertà di parola nella Chiesa.

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