Papa Francesco: “Totum amoris est”, “nella relazione con Dio, si tratta sempre di un’esperienza di gratuità, che attesta la profondità dell’amore del Padre”

“Nella ricorrenza del quarto centenario della sua morte, mi sono interrogato sull’eredità di San Francesco di Sales per la nostra epoca, e ho trovato illuminanti la sua duttilità e la sua capacità di visione. Un po’ per dono di Dio, un po’ per indole personale, e anche per la sua tenace coltivazione del vissuto, egli aveva avuto la nitida percezione del cambiamento dei tempi. Lui stesso non avrebbe mai immaginato di riconoscervi una tale opportunità per l’annuncio del Vangelo. La Parola che aveva amato fin dalla sua giovinezza era capace di farsi largo, aprendo nuovi e imprevedibili orizzonti, in un mondo in rapida transizione”. Lo scrive Papa Francesco, nella Lettera apostolica “Totum amoris est”, pubblicata oggi nel IV centenario della morte di San Francesco di Sales. “È quanto ci attende come compito essenziale anche per questo nostro passaggio d’epoca: una Chiesa non autoreferenziale, libera da ogni mondanità ma capace di abitare il mondo, di condividere la vita della gente, di camminare insieme, di ascoltare e accogliere. È quello che Francesco di Sales ha compiuto, leggendo, con l’aiuto della grazia, la sua epoca. Perciò egli ci invita a uscire da una preoccupazione eccessiva per noi stessi, per le strutture, per l’immagine sociale e a chiederci piuttosto quali sono i bisogni concreti e le attese spirituali del nostro popolo”, sottolinea il Pontefice, per il quale “è importante, dunque, anche per l’oggi, rileggere alcune sue scelte cruciali, per abitare il cambiamento con saggezza evangelica”.
La prima di tali scelte è stata “quella di rileggere e riproporre a ciascuno, nella sua specifica condizione, la felice relazione tra Dio e l’essere umano”. In fondo, “la ragione ultima e lo scopo concreto del Trattato è proprio quello di illustrare ai contemporanei il fascino dell’amore di Dio”. Per il santo “non siamo attirati verso Dio con catene di ferro, come tori e bufali, ma mediante inviti, attrattive deliziose, e sante ispirazioni, che poi sono i legami di Adamo e dell’umanità; ossia adatti e convenienti al cuore umano, per il quale la libertà è naturale”. Il Papa osserva: “È tramite questi legami che Dio ha tratto il suo popolo dalla schiavitù, insegnandogli a camminare, tenendolo per mano, come fa un papà o una mamma col proprio bimbo. Nessuna imposizione esterna, dunque, nessuna forza dispotica e arbitraria, nessuna violenza. Piuttosto, la forma persuasiva di un invito che lascia intatta la libertà dell’uomo”.
In effetti, l’uomo, “fatto da Dio per volare e dispiegare tutte le sue potenzialità nella chiamata all’amore, rischia di diventare incapace di spiccare il volo quando cade a terra e non acconsente a riaprire le ali alla brezza dello Spirito”. “La forza di Dio non smette di essere assolutamente capace di restituire il volo e, tuttavia, la sua dolcezza fa in modo che la libertà del consenso ad esso non sia violata o inutile – osserva il Papa -. Spetta all’uomo alzarsi o non alzarsi. Benché la grazia lo abbia toccato al risveglio, senza di lui, essa non vuole che l’uomo si alzi senza il suo consenso”. Pertanto, “nella relazione con Dio, si tratta sempre di un’esperienza di gratuità, che attesta la profondità dell’amore del Padre”.
Tuttavia, avverte il Santo Padre, “questa grazia non rende mai l’uomo passivo. Essa porta a comprendere che si è radicalmente preceduti dall’amore di Dio, e che il suo primo dono consiste proprio nel riceversi dal suo stesso amore. Ciascuno, però, ha il dovere di cooperare al proprio compimento, dispiegando con fiducia le proprie ali alla brezza di Dio”.

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