Papa Francesco: “Totum amoris est”, “la sorgente dell’amore che attrae il cuore è la vita di Gesù Cristo”

San Francesco di Sales “lega sapientemente” la “sorgente profonda” dell’estasi “all’amore manifestato dal Figlio incarnato”. Lo scrive Papa Francesco, nella Lettera apostolica “Totum amoris est”, pubblicata oggi nel IV centenario della morte di San Francesco di Sales.
Se, da un lato, è vero che per il Santo “l’amore è il primo atto e il principio della nostra vita devota o spirituale, per mezzo della quale viviamo, sentiamo, ci commuoviamo” e, dall’altro, che “la vita spirituale è tale quali sono i nostri movimenti affettivi”, è chiaro che “un cuore che non ha affetto non ha amore”, come pure che “un cuore che ha amore non è senza movimento affettivo”. Ma, osserva il Pontefice, “la sorgente di questo amore che attrae il cuore è la vita di Gesù Cristo”: “Niente fa pressione sul cuore dell’uomo quanto l’amore”, scriveva San Francesco di Sales, e il culmine di tale pressione è che “Gesù Cristo è morto per noi, ci ha dato la vita con la sua morte. Noi viviamo soltanto perché egli è morto ed è morto per noi, a nostro vantaggio e in noi”. Per il Pontefice, “commuove questa indicazione che manifesta, oltre a una visione illuminata e non scontata del rapporto tra Dio e l’uomo, lo stretto legame affettivo che legava il santo Vescovo al Signore Gesù. La verità dell’estasi della vita e dell’azione non è generica, ma è quella che appare secondo la forma della carità di Cristo, che culmina sulla croce. Questo amore non annulla l’esistenza, ma la fa brillare di una qualità straordinaria”.
Il Santo Padre ricorda anche che San Francesco di Sales descrive il Calvario come “il monte degli innamorati”. “Lì, e solo lì, si comprende – afferma Francesco – che ‘non è possibile avere la vita senza l’amore, né l’amore senza la morte del Redentore: ma fuori di là, tutto è o morte eterna o amore eterno, e tutta la sapienza cristiana consiste nel saper scegliere bene’. Così egli può chiudere il suo Trattato rinviando alla conclusione di un discorso di Sant’Agostino sulla carità: ‘Che cosa vi è di più fedele della carità? Fedele non all’effimero ma all’eterno. Essa sopporta tutto nella presente vita, per la ragione che tutto crede sulla futura vita: sopporta tutte le cose che qui ci sono date da sopportare, perché spera tutto quello che le viene promesso là. Giustamente non ha mai fine. Perciò praticate la carità e portate, meditandola santamente, frutti di giustizia. E se troverete voi, a sua lode, altre cose che io non vi abbia detto ora, lo si veda nel vostro modo di vivere’”.

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