Malattie rare: Centro Nemo Milano, “da analisi del metabolismo nuove informazioni su prognosi della Sla”

Porre attenzione alla nutrizione e ai cambiamenti metabolici nei pazienti con Sla, sclerosi laterale amiotrofica, può diventare una importante area di intervento terapeutico per migliorare la qualità di vita e rallentare in maniera significativa la progressione della malattia. A confermarlo è lo studio multicentrico italo-francese, coordinato dal Centro clinico Nemo di Milano, che ha visto coinvolti la Dietetica e Nutrizione clinica dell’Asst Grande Ospedale metropolitano Niguarda, l’Irccs Ospedale San Raffaele e le due Università francesi di Limoges e Tours. Pubblicato sulla rivista scientifica “Journal of Neurology, Neurosurgery and Psychiatry”, lo studio ha confermato come “il metabolismo energetico, posto in relazione al piano nutrizionale individuale di ciascun paziente, offra informazioni cruciali sui cosiddetti ‘fattori prognostici’, ossia quella caratteristica biologica in grado di modificare la prognosi, cioè il tempo della sopravvivenza del paziente al decorso naturale della malattia. Grazie a queste nuove informazioni sarà possibile impostare una adeguata presa in carico, al fine di preservare le capacità funzionali del paziente più a lungo”.
Nel tempo, la persona che viene colpita da Sla perde la sua capacità di muoversi, di parlare, di deglutire e di respirare autonomamente, arrivando ad una situazione di immobilità che modifica, inevitabilmente, il suo fabbisogno nutrizionale. Questa è la ragione per cui la ricerca è partita dal metabolismo energetico basale, ampliando gli studi.
“Pur considerando la necessità di continuare lo studio attraverso un’analisi longitudinale e prolungata nel tempo dello stato metabolico dei pazienti Sla, anche in relazione alle mutazioni genetiche della malattia – dichiara Christian Lunetta, neurologo, referente Area Sla del Centro Clinico Nemo di Milano e coordinatore dello studio – i risultati sono preziosi perché contribuiscono in primo luogo a definire per la prima volta nella Sla un nuovo gruppo target specifico di pazienti, gli ipometabolici appunto, per i quali si potrà continuare a studiarne le caratteristiche rispetto all’andamento della patologia e, in secondo luogo, ha confermato come lo stato metabolico basale possa diventare un utile biomarcatore per l’analisi e la progressione della Sla, nonché un fattore fondamentale per un presa in carico mirata sulle caratteristiche di ogni paziente.
Lo studio retrospettivo ha analizzato 847 pazienti Sla italiani e francesi, 472 maschi e 375 femmine, con un’età media di insorgenza della malattia tra i 63 e i 79 anni.
“La continuità tra conoscenza e cura è il valore che esprime appieno il significato del fare ricerca nei Centri Nemo – afferma Alberto Fontana, presidente dei Centri clinici Nemo –. La presenza di un team multidisciplinare nei nostri reparti, in partnership con altri gruppi di ricerca, infatti, permette di avere una visione delle nostre patologie a tutto tondo e rende concreta quell’alleanza tra medico e paziente, soprattutto per patologie come la Sla per le quali ancora non vi è cura”.

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