Diocesi: mons. Sorrentino (Assisi), “spero che non saremo tanto smemorati da dimenticare quello che questa pandemia ci sta insegnando”

“Ritrovarci qui, anche in maniera contenuta, nella festa del nostro patrono San Rufino significa che iniziamo a camminare. La nostra città oggi così piena di pellegrini e turisti ci dice che con noi tanti vogliono ricominciare a camminare”. Lo ha detto il vescovo di Assisi–Nocera Umbra–Gualdo Tadino, mons. Domenico Sorrentino, all’inizio della messa nella solennità del patrono San Rufino, presieduta oggi nella cattedrale di Assisi e concelebrata dal vicario generale, don Jean Claude Kossi Anani Djidonou Hazoumé, e dal parroco, don Cesare Provenzi, priore della cattedrale di San Rufino e vicario episcopale per l’economia.
“È bello ritrovarci qui intorno all’altare del Signore – ha aggiunto il vescovo – perché una ripartenza deve essere ben studiata non soltanto sotto il profilo sanitario, economico e sociale, ma anche e soprattutto sotto il profilo spirituale. Quello che ormai da mesi viviamo e che in altre parti del mondo si sta vivendo ancora con grande severità è qualcosa che ci fa riflettere, ci fa guardare avanti, ma ci pone anche il problema di come camminare e di dove andare. San Rufino con la sua memoria sempre viva e attuale, nostro patrono e fondatore della nostra comunità, viene a darci un’indicazione di vita che dobbiamo raccogliere con tutto il cuore”.
Durante l’omelia il vescovo ha sottolineato che San Rufino è venuto a porre la pietra angolare che è Gesù. “Su questa pietra – ha affermato – si è costruita una città, una fede, una cultura. Tutto questo ha genarato Santi, tradizione e la configurazione urbana di Assisi”. Parlando del Coronavirus che ha colpito il mondo intero, mons. Sorrentino ha sottolineato che “oggi siamo costretti proprio da ciò che stiamo vivendo ad interrogarci. Spero che non saremo tanto smemorati da dimenticare quello che questa pandemia ci sta insegnando. Questo è un tempo di rivelazione che ci sta dicendo qualcosa di importante sull’umano e implicitamente ci sta dando anche qualche segnale sul divino, sul mistero al quale ci dobbiamo aprire”.
Soffermandosi sulla figura di San Rufino il vescovo ha spiegato come reinterpretare, rileggere la sua fisionomia mettendolo nel contesto del nostro tempo. In riferimento ai tre grandi aspetti che contraddistinguono San Rufino ha affermato che “egli è stato un grande evangelizzatore, il costruttore di comunità e il martire. La bella notizia che Rufino ha portato è che c’è una verità. Una delle cose che troviamo nel Vangelo di Gesù è questa Parola ‘Io sono la via, la verità e la vita’”.
La celebrazione è proseguita con l’offerta dei doni da parte del sindaco di Assisi Stefania Proietti. Oltre ai fiori e ai ceri è stata consegnata un’offerta dell’amministrazione comunale per la parrocchia di San Rufino, per i bisogni dei poveri e della comunità.

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