Migranti: don La Magra (parroco Lampedusa), “sul molo all’addiaccio anche bambini, non si può gestire sempre come emergenza”

Don La Magra in una foto di repertorio

A Lampedusa, sul molo Favarolo, “ci sono al momento almeno 240 persone migranti che stanno trascorrendo giorno e notte all’addiaccio in attesa di una collocazione. Alcuni sono lì da due o tre giorni e ci sono anche bambini di 4 o 5 anni”. A parlare oggi al Sir è don Carmelo La Magra, parroco dell’unica parrocchia di Lampedusa, San Gerlando. Una cinquantina di migranti, soprattutto donne con bambini e famiglie, sono stati accolti dalla parrocchia nella Casa della fraternità, almeno per dare loro un tetto. “Ma è una sorta di oratorio, non ci sono letti, c’è solo un grande salone con i servizi – precisa il parroco -. Lo abbiamo fatto per dare un segno ma non è risolutivo. Altrimenti avremmo compiuto un’ingiustizia. Ma non si può più continuare a gestire la questione sbarchi sempre come una emergenza”. Nella notte tra martedì e mercoledì, infatti, altre 156 persone sono state soccorse dalle motovedette della Guardia Costiera e della Guardia di Finanza a 10 miglia dalla costa, mentre il 5 maggio erano arrivati altri 148 migranti. “Oggi l’hotspot è stato svuotato – dice il parroco, che da lontano osserva i movimenti sul molo Favarolo – ma non si capisce perché non portino lì qualcuno”. In questi giorni dovrebbe essere deciso l’appalto per la nave-quarantena che il sindaco di Lampedusa sta chiedendo da tempo. “Potrebbe arrivare nel giro di una settimana”, dice don La Magra, anche se a suo parere “sarebbe  meglio trasferire le persone in terraferma con i traghetti di linea, che però ora sono ridotti a causa del Covid-19 e del maltempo”. “Siamo preoccupati e arrabbiati – prosegue – perché sappiamo tutti, da anni, che con la bella stagione gli sbarchi diventano quotidiani. Però la gestione continua ad essere sempre emergenziale”. Nei vari decreti legati alla situazione sanitaria, ad esempio, “non è previsto come agire in questi casi. Si improvvisano quarantene in luoghi strani, sui ponti delle navi in acqua o sul molo. Ricordiamo che qui di giorno ci sono 30 gradi al sole e le notti invece sono fredde e umide. Si è pensato a proteggere solo noi dall’epidemia ma così non si rispetta la dignità delle persone”. Don La Magra spera in un trasferimento entro stasera: “Noi abbiamo offerto il necessario, il cibo viene portato dall’hotspot. Ma qui si può stare al massimo un paio di giorni, anche perché non ci possiamo avvicinare per via della quarantena”.

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