Coronavirus Covid-19: card. Comastri, “neanche i peggiori nemici di Gesù hanno mai messo in discussione la sua esistenza storica”

Il primo Mistero della Gloria “ci dà una notizia meravigliosa: Cristo è risorto. Eppure, il giornale sovietico Pravda, il 7 aprile 1972, titolava così: ‘Cristo non è mai stato crocifisso e non è mai risorto, perché Cristo non è mai esistito’”. Lo ha detto il card. Angelo Comastri, arciprete della basilica vaticana, guidando in diretta streaming dalla basilica di San Pietro la recita del Rosario, dopo quella del Regina Coeli. “Neanche i peggiori nemici di Gesù hanno mai messo in discussione la sua esistenza storica”, ha commentato il cardinale stigmatizzando l’atteggiamento del quotidiano russo: “Abbiamo anche prove sicure dei suoi effetti, arriviamo alla certezza della Resurrezione guardando i suoi effetti”. Il cardinale ne ha citati alcuni: “Dodici impauriti e senza cultura improvvisamente diventano coraggiosi fino ad affrontare il martirio, per affermare che Gesù è Risorto. Un persecutore di nome Saulo torna a casa diventato anche lui discepolo di Gesù, incontrato sulla via di Damasco. Un giovane spensierato ad Assisi vede il Crocifisso animarsi e parlare dalla chiesetta di San Damiano: ‘Ripara la mia chiesa’. E diventa un grande santo che fa la storia, perché ha incontrato Gesù Risorto. Una giovane suora, fino ad allora sconosciuta, sente una voce: ‘Teresa, ho sete di amore. Ti aspetto nei poveri’. E questo suono diventa un prodigio di fronte al mondo”. “La Chiesa vive di Pentecoste, in  continuazione”, il commento al terzo Mistero glorioso. Il quarto Mistero della Gloria ci mostra Maria Assunta in cielo in anima e corpo. “Non poteva accadere diversamente”, ha commentato Comastri: “La Madre e il Figlio sono legati indissolubilmente”. Il quinto Mistero della Gloria ci presenta il Paradiso, dove Maria è regina degli angeli e dei santi. “Nel Paradiso – ha assicurato il cardinale  – Maria pensa a noi, prega per noi e ci raggiunge in tante maniere per incoraggiarci e sostenerci nel cammino della nostra conversione”. Infine, l’invocazione a San Michele Arcangelo.

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