Coronavirus Covid-19: curas villeros di Buenos Aires (Argentina), “tempo di far parlare i fatti, il Governo sia presente nei quartieri popolari”

“C’è bisogno di una presenza intelligente dello Stato”, nel momento in cui “la pandemia rende visibili problemi strutturali nei nostri quartieri. La realtà ci ha sopraffatto. Ci sono problemi rispetto ai quali non possiamo continuare ad aspettare la soluzione”. I “curas villeros” della zona metropolitana di Buenos Aires, cioè i sacerdoti che prestano il loro servizio pastorale nelle “villas”, i quartieri periferici e popolari della capitale, tornano a far sentire la loro voce. L’occasione è stata la cerimonia con la quale ieri è stato ricordato padre Carlos Mugica, tra i primi a creare équipe di sacerdoti destinati alle “villas”, nel 46° anniversario della sua uccisione.
Durante l’incontro è stata letta una dichiarazione, riguardante la situazione dei quartieri popolari in rapporto alle misure per evitare il propagarsi del Covid-19. Tra i presenti, il vescovo ausiliare di Buenos Aires, Gustavo Carrara, delegato per la pastorale delle “villas” e alcuni curas villeros tra i tanti che hanno firmato il documento, come padre José María “Pepe” Di Paola, padre Guillermo “Willy” Torre, padre Lorenzo De Vedia.
“Ci sono luoghi – denuncia il documento – con gravi problemi di mancanza d’acqua, come Villa 31. Siamo preoccupati per la situazione del sovraffollamento e dell’abbandono nelle carceri, i limiti del sistema sanitario, l’assistenza alimentare e molte esigenze specifiche”, che derivano dalla perdita delle cosiddette “changas”, i lavori precari e informali. “La realtà dei licenziamenti arbitrari è preoccupante – prosegue la nota -. È urgente favorire l’accesso ai sussidi per l’alloggio. Sempre più persone stanno esaurendo i soldi per pagare l’affitto”.
Perciò, secondo i sacerdoti, che sottolineano anche la drammatica emergenza della tossicodipendenza tra i giovanissimi, “questi sono tempi per parlare con i fatti. Essere assenti dai quartieri popolari significherebbe collaborare per far crescere l’attuale ingiustizia”. Nei quartieri popolari “le solite attività vengono riconfigurate in base a ciò di cui vediamo che la comunità ha bisogno. Viene rivelata la naturale solidarietà dei vicini”, come si vede per esempio, dall’esperienza delle mense solidali. “I poveri ci insegnano che i tempi difficili richiedono unione e non di continuare a dividerci”.
Concludono i curas villeros: “Abbiamo bisogno che lo Stato torni a essere presente in quartieri vulnerabili, in base alle diverse problematiche e difficoltà che sorgono, come sicurezza, salute, istruzione e connettività. Molti bambini non possono fare i compiti, nonostante gli sforzi degli insegnanti. La realtà dei nostri anziani e di quelli con determinati problemi di salute è inquietante. Siamo preoccupati per l’insufficiente capacità degli spazi di isolamento”.

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