Scuole paritarie: Cism e Usmi, “viviamo come una agonia istituzionale. Alle attuali condizioni il 30% non riaprirà a settembre”

Delusione per non essere state ascoltate rispetto alla questione del sostegno alle scuole pubbliche paritarie: la esprimono, sia “come cittadini” sia “come servitori di tanta parte della nostra gente”, le Conferenze dei religiosi e delle religiose in Italia (Cism e Usmi), alla luce dell’ultimo Decreto del presidente del Consiglio dei ministri del 26 aprile, in una nota a firma di padre Luigi Gaetani, presidente della Cism nazionale, e madre Yvonne Reungoat, presidente di Usmi nazionale. “Questo tempo storico inedito per la grande pandemia del coronavirus è – scrivono Cism e Usmi al premier Giuseppe Conte – una chiamata a creare una grande sinergia per affrontare il futuro immediato attraverso soluzioni condivise per il bene della Nazione”.
“Ci abbiamo creduto fino alla fine che il Decreto ‘Cura Italia’ di aprile potesse includere, per un atto di giustizia e di civiltà, gli emendamenti a sostegno delle scuole pubbliche paritarie”, “potesse rappresentare una reale attenzione alla famiglia” e “non condannasse alla morte lenta un servizio a vantaggio di quasi 900mila ragazzi, 12mila scuola pubbliche paritarie, 140mila tra docenti e personale amministrativo”. “Viviamo come una agonia istituzionale perché, senza dubbio, a queste condizioni – ricordano padre Gaetani e madre Reungoat -, il 30% delle scuole pubbliche paritarie non potrà riaprire a settembre. Qualcuno si compiacerà”. In realtà, precisano, “l’emorragia della scuola pubblica paritaria creerà una situazione di collasso del sistema scolastico statale a settembre prossimo, perché le famiglie tenderanno a spostare circa 300mila ragazzi dalle paritarie alle statali, non potendo pagare le rette; contestualmente il sistema scolastico statale e paritario sarà chiamato ad affrontare sfide inedite per l’anno scolastico 2020-2021: distanziamento sociale, aumento del numero dei docenti, insufficienza delle strutture scolastiche, distanziamento dei plessi scolastici dal territorio dove le famiglie vivono”.

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