Coronavirus Covid-19: mons. Tani (Urbino), “Dio pesa e conserva le lacrime come perle”

“Il Vangelo di questa domenica ci racconta di Gesù di fronte alla fragilità estrema dell’uomo: la morte”. Lo scrive l’arcivescovo di Urbino-Urbania-Sant’Angelo in Vado, mons. Giovanni Tani, nella quarta lettera indirizzata alla sua comunità in tempi di Coronavirus. Il pianto di Gesù di fronte alla morte del suo amico Lazzaro, commenta il presule, “ci consola, non ci fa vergognare del nostro pianto. E poi ci aiuta a capire quanto Gesù non rimane indifferente di fronte alle nostre sofferenze, vi partecipa; e andrà fino in fondo, fino a entrare lui stesso nella morte (e che morte!), per vincere la morte dal di dentro con la forza dell’amore: l’amore è più forte della morte”. La morte corporale, infatti, “non è stata risparmiata neanche a Gesù, il quale però ci è entrato dentro e l’ha oltrepassata per una vita che non conoscerà mai più la morte”. “Siamo costretti a vedere che quel passaggio in questi giorni è attraversato da un numero impressionante di persone”, scrive mons. Tani: “Crediamo che di fronte a questa tragedia anche Dio ‘scoppia in pianto’, ma allo stesso tempo crediamo che col suo urlo non le lascerà nella morte ma le condurrà alla vita che non muore”. L’arcivescovo conclude la sua lettera citando le parole di un prete di Bergamo, suo compagno di Seminario: “Ho dormito a intermittenza, stanotte. Mi ha fatto compagnia il pensiero all’innocente condannato, figura di Gesù e dei perseguitati di ogni epoca. Ho visto il vescovo nella chiesa del cimitero a Bergamo, solo e commosso, tra tante bare. Io sentivo desiderio di mettere la mano su ogni bara e ogni urna, ma non ci riuscivo e piangevo. Vidi accanto a me Lina Locatelli, volontaria per anni all’Opera Barbarigo. Mi ricordò che, in un giorno di sconforto, le avevo detto: ‘Dio pesa e conserva le lacrime come perle’. Aprii la Bibbia e pregai il salmo 56: ‘Le mie lacrime, o Dio, nell’otre tuo raccogli: non sono forse scritte nel tuo libro?’. Cominciai a rasserenarmi. Ogni lacrima per Dio è preziosa e da Lui è custodita. Nel suo otre ci sono le lacrime di questi giorni e le lacrime dei nostri morti: quelle note e quelle non viste e, da noi, mai considerate. Dio, che vede il cuore, riconosce le lacrime ‘vere’ del dono di sé: le raccoglie e le trasforma in luce che rischiara i passi del nostro cammino e del nostro impegno nella storia”.

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