Diocesi: card. Betori (Firenze), “città consapevole che la sua grandezza viene dal non essersi chiusa a nulla e a nessuno”

“Firenze è città consapevole che la sua grandezza viene dal non essersi chiusa a nulla e a nessuno, pronta a inserire voci diverse nella sua dialettica, aspra sì, ma, nei suoi momenti più autentici, mai priva dello sguardo che coglie il vero, il bene e il bello ovunque esso si manifesti, con il coraggio del nuovo, quel coraggio che seicento anni fa aprì i nostri antichi all’impensabile progetto di una cupola che si sarebbe costruita su se stessa, secondo quanto prometteva Filippo Brunelleschi”. Lo ha affermato oggi pomeriggio il card. Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze, presentando al Consiglio comunale cittadino il Messaggio di Papa Francesco per la 53ª Giornata mondiale della pace.
Intervenendo a Palazzo Vecchio, l’arcivescovo ha sottolineato come “la vostra è un’accoglienza che coglie come le parole del Papa sul tema della pace, varchino i confini confessionali e portino alla riflessione della comunità civile importanti contributi per maturare mentalità e comportamenti adeguati a quanto oggi la costruzione della pace esige per il nostro territorio e per il mondo”.
Richiamando il tema del Messaggio – “La pace come cammino di speranza: dialogo, riconciliazione e conversione ecologica” – Betori ha evidenziato che “la speranza viene evocata dal Papa come una prospettiva necessaria per uscire dalle ferite che la violenza ha inflitto e tutt’ora infligge alla convivenza umana”.
L’arcivescovo ha definito “estremamente significativo” l’invito del Papa “a evitare di rinviare ad altri – magari a chi ha il potere sui popoli – il contrasto alla guerra”; Francesco – ha notato il cardinale – “riconduce invece a ciascuno di noi il compito di vincere chiusure, egoismi, volontà di dominio, false relazioni, e di fare di questo un programma educativo che percorra la società, le famiglie, le realtà sociali, le istituzioni”. Riferendosi all’“orizzonte del dialogo” indicato dal Papa, Betori ha richiamato “la vocazione di Firenze, luogo di incontro di culture e religioni, di uomini e donne provenienti da ogni dove, nei secoli passati, nel secolo scorso, nei nostri anni”. “Riconciliare, ritessere legami di pace, attraverso la forza del perdono, non riguarda soltanto i rapporti personali, ma è una categoria che deve permeare le relazioni sociali, l’azione politica”, ha ammonito il cardinale: “Dall’accoglienza e difesa della vita, dal riconoscimento dell’altro nella sua propria identità, dall’incontro fraterno con chi condivide con noi la responsabilità verso il mondo, nasce un cammino che porta alla salvaguardia della natura e dal rispetto della creazione intesa come casa comune scaturiscono quegli atteggiamenti di fraterna convivenza che costruiscono la pace”.

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