La cura della casa comune, ritenuta urgente in tempo di una relativa pace” oggi sembra “sia stata dimenticata o rimandata”. I danni ambientali che si stanno accumulando nei territori di guerra “ci chiederanno di pagare un prezzo a livello globale”. Lo ha detto oggi pomeriggio mons. Luigi Renna, arcivescovo di Catania e presidente della Commissione episcopale per i problemi sociali e del lavoro, la giustizia e la pace della Cei intervenuto a Ferrara al convegno sul tema sul tema “‘Tutto è connesso’ – Custodire le nostre terre. Salute, ambiente, lavoro” promosso da alcuni Uffici Cei. Intervenendo sul tema “La cura è inseparabile dalla fraternità” (Ls 70). Salute ambiente e lavoro in Laudato si’” il presule ha detto che le decisioni “coraggiose” riguardano la comunità scientifica, “sollecitata sempre a ricercare nuove strade per un green deal, e le politiche, chiamate ad organizzare la speranza nella cura delle connessioni ‘ambiente-lavoro-salute’. Occorre constatare che se gli scompensi climatici e l’inquinamento colpiscono tutti indistintamente, non tutti hanno accesso a cure preventive e a condizioni di vita dignitose e salubri, e il capitale umano di ogni attività lavorativa, la persona, è il primo a risultarne svalutato”. Con esso sono coinvolte “rovinosamente”, la qualità della vita dei territori, la demografia, le prospettive di futuro a lungo termine: “non progettare adeguatamente questo futuro, tenendo conto di quanto la comunità scientifica da tempo ci dice sulla necessità di cambiamento di rotta sulla questione ambientale, significa già tagliare dei legami di fraternità con le future generazioni”. Mons. Renna ha poi parlato del problema dell’acqua evidenziando che “non è possibile circoscrivere ad alcune zone del nostro Paese”: “non si può affrontare questo problema senza pensare alla sua dimensione planetaria, che porta intere regioni alla desertificazione e alla conseguente migrazione forzata”. Parlando del riscaldamento climatico ha detto che “crea e creerà scompensi a tutti i livelli, per questo si richiede un impegno immediato” ed ha ricordato che l’Europa si è dotata di uno strumento, la Missione 6 della Componente 1 del Piano nazionale di ripresa e resilienza, che mira a rafforzare il sistema di prevenzione sanitario attraverso un approccio integrato per affrontare i rischi della salute derivanti da fattori ambientali e climatici. Sarà “importante verificarlo e comprendere se tutte le Regioni hanno progettato di agire in tal senso. Come anche occorre una verifica che dia slancio al green deal che si è proposto in Europa di raggiungere la neutralità climatica”. Il ruolo della politica, soprattutto nei Paesi che credono nella democrazia – ha concluso mons. Renna – è “fondamentale”: in un Paese democratico, in una Repubblica fondata sul lavoro e che “contempla nei suoi diritti tutto ciò che è fondamentale per la persona, abbiamo già una visione di cura della nazione, dell’Europa, del mondo: le connessioni sono già lì. C’è una visione della fraternità che oggi ci chiede di ascoltare il grido dei poveri, anzi delle vittime, unito a quello della terra devastata dai bombardamenti. Non abbiamo che da attingere a questa visione per guardare ad un futuro di pace e sostenibile”.