Salute, ambiente, lavoro: mons. Renna (Cei), lo sviluppo di un Paese “non si legge solo sulla base della crescita del Pil, ma dal riconoscimento di tutti i diritti della persona”

Nel “paradigma tecnocratico soccombe il soggetto del lavoro, la persona, come anche la sua salute, subordinata al profitto, e l’ambiente viene modificato ed impoverito delle sue ricche peculiarità”. Lo ha detto oggi pomeriggio mons. Luigi Renna, arcivescovo di Catania e presidente della Commissione episcopale per i problemi sociali e del lavoro, la giustizia e la pace della Cei, intervenendo a Ferrara al convegno “‘Tutto è connesso’ – Custodire le nostre terre. Salute, ambiente, lavoro” promosso da alcuni Uffici Cei a dieci anni dalla pubblicazione dell’enciclica “Laudato si’”. Intervenendo sul tema “La cura è inseparabile dalla fraternità” (Ls 70). Salute ambiente e lavoro in Laudato si’” il presule ha sottolineato che la Laudato si’ e le buone prassi di piccole industrie, di associazioni e movimenti, “ci hanno aiutato a riconoscere la centralità delle relazioni, sempre più dense in termini di complementarietà, in cui il criterio del profitto economico non è risultato più il fattore dominante, perché non si tratta di preferire l’ambiente sano al lavoro, ma di rendere tutto connesso, e la lezione delle buone prassi è già in atto da tempo, in molte parti del pianeta: occorre solo sostenerla su larga scala e farla diventare condivisa”. Per mons. Renna lo sviluppo di un Paese “non si legge solo sulla base della crescita del Pil, ma dal riconoscimento di tutti i diritti della persona, anche quello alla salute”. La “via della cura come espressione dell’ecologia integrale” – ha aggiunto – si “declina in tanti modi, che portano a rivedere i modelli di interpretazione del reale, con competenze e saperi scientifici integrati; a ripensare ai modelli economici e anche alle relative politiche, nelle quali è ormai chiaro che quelle sanitarie non possono non tener conto delle scelte economiche, di quelle ambientali e di quelle educative”. L’intervento sulle infrastrutture, sulle cause del riscaldamento climatico, sull’investimento sulle fonti di energia rinnovabili e su processi massici di de-carbonizzazione, “non sono estranei agli interventi sulla sanità e sull’educazione delle nuove generazioni”. Negli ultimi due anni, i conflitti in Ucraina e in Palestina, le strategie del riarmo, il “serrato confronto” sui dazi, hanno “distolto non solo l’attenzione sui danni ambientali che le guerre stanno provocando, ma anche su un processo di transizione ecologica governato a livello internazionale che può assicurare nuovi stili di vita”.

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