“Essere vicini alla gente”, bussare alla casa di chi è solo, di chi soffre la solitudine, per portare ascolto e conforto. Il vescovo di Prato, mons. Giovanni Nerbini chiede ai sacerdoti, ai religiosi e ai laici impegnati nelle parrocchie di Prato di farsi “portatori dell’acqua di speranza” e di comunicare “una esperienza di vita che illumini il quotidiano con tutte le sue fatiche – e a volte tragedie – con la presenza stessa di Cristo”. Le indicazioni, ieri sera durante il convegno diocesano nella chiesa di San Domenico. “Abbiamo sofferto e riflettuto insieme in questi tempi, anche con preoccupazione, sulle grandi crisi che attanagliano l’umanità dalla guerra alle forti ingiustizie – ha detto il vescovo – abbiamo colto le fatiche che la Chiesa vive in un mutato contesto sociale e culturale, che guarda ora con sospetto ora con indifferenza alla presenza ed all’impegno dei cristiani. Non pochi si sentono scoraggiati e si arroccano in difesa di un passato che è ormai lontano nel tempo. Ma la storia è nelle mani di Dio che porta decisamente avanti, anche quando appare vero il contrario, la sua opera di redenzione e salvezza. Tutto il male operato non frena l’opera di Cristo”. Citando Papa Leone, mons. Nerbini ha sottolineato: “Nessuno potrà impedirvi di stare vicino alla gente, di condividere la vita, di camminare con gli ultimi, di servire i poveri”. Da qui l’indicazione a farsi prossimo, “a fermarsi a casa del fratello”. La parrocchia – ha quindi aggiunto – è “casa tra le case, vicino ad altre case, indicando un desiderio, una volontà, di prossimità”. Il primo invito è ai Consigli pastorali parrocchiali, che dovranno “curare una spiritualità marcatamente missionaria”. Anche entrando nelle case di chi ha bisogno, “per portare la gioia del Signore”, secondo questo stile: accogliere ogni persona, senza giudizi o pregiudizi; ascolto profondo ed empatico; condivisione sincera del vissuto di ciascuno (“piangete con quelli che sono nel pianto, sorridete con coloro che sono nella gioia”); accompagnamento nelle prove e nelle difficoltà; costanza e assiduità nella cura. Il primo passo per andare sul territorio sarà quello – secondo il presule pratese – di conoscere meglio ciascuna realtà delle parrocchie e “le situazioni che in esse si nascondono”. Il secondo appuntamento del convegno pastorale diocesano sarà lunedì 6 ottobre, alle 21.15, sempre in San Domenico: interverrà Vincenzo Rosito, docente di Filosofia teoretica alla Pontifica Facoltà Teologica San Bonaventura – Seraphicum di Roma, che parlerà sul tema “Ministeri e cura della vita in una Chiesa sinodale”. L’aspetto ministeriale infatti è un altro degli obiettivi intrapresi dalla Chiesa di Prato, la formazione dei laici, il loro impegno nelle rispettive comunità è un aspetto ritenuto necessario. “Solo una fede adulta può esprimersi in un servizio rispondente alle necessità del momento”, ha osservato mons. Nerbini.