Ecuador: a Cuenca 100 mila persone contro la concessione per una miniera d’oro destinata a inquinare l’acqua potabile della città

Circa centomila persone hanno sfilato e manifestato ieri, a Cuenca, la maggiore città dell’Ecuador meridionale, con i suoi oltre 600 mila abitanti, e dalla grande tradizione universitaria e culturale, contro il progetto minerario Loma Larga, presentato dalla società canadese Dundee Precious Metals, e per proteggere, così le fonti idriche di Quimsacocha, da cui proviene l’approvvigionamento idrico della città. Una giornata, per verti versi storica, con una manifestazione pacifica, alla quale si è unita anche la Chiesa, con la partecipazione del vescovo di Cuenca, mons. Marcos Pérez Caicedo, e dell’arcivescovo di Guayaquil, mons. Gerardo Cabrera Herrera, in passato vescovo a Cuenca, che dopo la manifestazione ha presieduto una celebrazione eucaristica in cattedrale.
“Non si è trattato di una manifestazione di parte, ma vi ha aderito tutta la città, la gran parte delle forze politiche. Le università hanno sospeso le lezioni”, riferisce al Sir, proprio da Cuenca, dove vive, il prof. Damiano Scotton, padovano di Camposampiero, docente di Relazioni internazionali all’Università dell’Azuay. Anche se il presidente della Repubblica, Daniel Noboa, di fronte alla sollevazione della popolazione, ha promesso che la concessione alla società canadese sarà revocata, o quanto meno sospesa, la manifestazione si è tenuta ugualmente. “Inizialmente il Governo ha un po’ trascurato questa protesta, aveva chiesto alla società di informare meglio la popolazione, ma poi Noboa, anche se infastidito, ha affermato che non si procederà, addossando eventuali responsabilità legali alle autorità del Comune di Cuenca e della provincia di Azuay; una cosa senza senso, visto che le concessioni sono statali”.
Il progetto, che punta a estrarre oro, del resto interessa un’area delicatissima, dal punto di vista ambientale. “Il lago di Quimsacocha si trova sulle Ande, sopra Cuenca, nel parco nazionale del Cajas. Si tratta di un cosiddetto ‘páramo’, una zona di ricarica idrica, posta a 4-5 mila metri di altitudine. L’acqua potabile di Cuenca, l’acqua che noi usiamo, viene dal Cajas. La protezione che la città di Cuenca ha fatto, nei decenni anteriori, di questo patrimonio idrico, ha fatto sì che Cuenca abbia un’acqua purissima, che noi beviamo dal rubinetto. È molto forte il rischio che eventuali miniere finiscano per inquinare questo patrimonio idrico, dato che per l’estrazione vengono usati materiali inquinanti, come l’arsenico. Si tratta, dunque, di una protesta ampiamente giustificata, che al momento pare stia avendo effetto. Gli organizzatori, comunque, hanno dato otto giorni di tempo al Governo per revocare la licenza”. Altrimenti, le proteste proseguiranno.

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