Incidenti sul lavoro: Di Bella (Anmil), “la mancata applicazione di norme preesistenti è la prima complice di questa carneficina”

“All’indomani dell’accorato e altamente significativo intervento del card. Matteo Zuppi, presidente della Cei, in occasione della presentazione del libro ‘Operaicidio’ di Marco Patucchi e Bruno Giordano, ci ritroviamo ancora una volta sgomenti davanti al protrarsi quotidiano dell’incessante strage che insanguina i luoghi di lavoro del nostro Paese”. È il commento del presidente dell’Anmil, Antonio Di Bella, sull’ennesimo “martedì nero” segnato da una sequela intollerabile di morti e gravi infortuni sul lavoro, per il quale “la mancata applicazione di norme preesistenti è la prima complice di questa carneficina”.
Cinque incidenti mortali in 24 ore: Jihed Selmi, operaio tunisino di 36 anni, è precipitato dal tetto di un capannone a San Giuliano Milanese, lasciando la moglie e due bambini in tenera età; Davide Rao, 55 anni, dipendente di lunga esperienza di una ditta di autodemolizioni a Leinì (Torino), è rimasto schiacciato da un carro attrezzi con la marcia inserita; Stefano Bottaro, 60 anni, è morto schiacciato da un muletto caduto da un camion durante le operazioni di carico e scarico in un’azienda di auto trasporti di Tombelle (Vignovo – Venezia); Renzo Rao aveva 48 anni ed è morto ieri per un incidente in un cantiere del Locarnese, in Canton Ticino, mentre era alla guida di un escavatore. Infine, la Procura di Ravenna ha aperto un’indagine per omicidio colposo contro ignoti per la morte, sempre ieri, di Fabio Gonelli: 62enne ribaltatosi con il trattore in un terreno di alcuni vicini a Errano di Faenza.
“Cinque morti, ventiquattro ore”, continua Di Bella, “ai quali si aggiungono i gravi infortuni di un operaio investito da un furgone sulla E45 in provincia di Terni e di una lavoratrice sessantenne travolta dal muletto in un’azienda ortofrutticola a Mesagne, in provincia di Brindisi”. “Come dare torto al card. Zuppi quando ricorda con coraggio che il nostro sistema normativo è già provvisto di leggi volte a sanare in maniera definitiva la carneficina dei nostri lavoratori ma, ancora oggi davanti all’orrore di queste liste, si continua ad incrementare di disegni di legge accessori e totalmente inefficaci?”, chiede il presidente dell’Anmil. “Come dare torto al presidente Cei quando sottolinea quanto queste morti siano principalmente frutto del lavoro nero, dello sfruttamento, delle irregolarità nei contratti e negli adempimenti delle norme relative alla sicurezza nella cornice ormai consolidata del senso di impunità e legittimazione che questo modus operandi consente all’intero sistema? Il neologismo ‘Operaicidio’, coniato dagli autori del libro presentato ieri davanti al card. Zuppi, risulta sempre più aderente alla realtà dei nostri giorni passati a piangere lavoratori che – conclude Di Bella -, senza falsi giri di parole, appartengono quasi totalmente a quel gruppo del macro-contenitore della classe media – sociologicamente oggi dissolto – un tempo definito come classe operaia”.

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