Paternità: Vatta (Centro per la aalute delle bambine e dei bambini), “sono urgenti riforme strutturali”

(Foto Elisabetta Gramolini)

“Se il congedo matrimoniale di 15 giorni, in vigore dal 1937, è utilizzato dal 90% delle coppie senza mettere in crisi l’economia italiana, perché il congedo usato quando nasce un bambino dovrebbe farlo?”. Questo l’interrogativo provocatorio che ha posto Barbara Vatta, project manager del Centro per la aalute delle bambine e dei bambini, durante la presentazione oggi a Roma dell’indagine “State of southern european fathers” (Sosef) su Italia, Spagna e Portogallo condotta da Equimundo a proposito sulla partecipazione dei padri alla crescita dei figli minori. “In Italia – ha detto –, a fronte del congedo di maternità più lungo in Europa, si registra quello di paternità più corto, creando un evidente gap di trattamento tra uomini e donne. Le politiche che rafforzano i congedi per i padri si sono dimostrate efficaci nell’aumentare la partecipazione maschile nella cura dei figli. Per invertire questa rotta, è necessaria una trasformazione strutturale che parta da riforme politiche”. L’obiettivo, secondo Vatta è chiaro: estendere il congedo per i padri, assicurando a medio termine un congedo obbligatorio e non trasferibile, pari a quello delle madri. “Questo – ha continuato – è essenziale non solo per la parità di genere, ma anche per riconoscere il ruolo cruciale del padre. Parallelamente, è fondamentale garantire una rete robusta di servizi per l’infanzia e per gli anziani, incentivare le aziende, incluse le piccole e medie imprese, a implementare politiche attive di conciliazione, e promuovere esempi pubblici di padri attivamente coinvolti nella cura, come l’ex premier canadese”.

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