Bosnia-Erzegovina: emessi verdetti per corruzione ai danni di associazioni umanitarie Nuovi Orizzonti e Regina della pace a Medjugorje

Boris Kordić, capo dell’Ufficio sul campo del Servizio per gli affari con gli stranieri, e Josip Kvesić, ispettore di questo servizio, sono stati condannati rispettivamente a 14 e 10 anni di carcere per criminalità organizzata, all’interno dell’operazione annunciata dal TG1 italiano del 4 marzo 2014. Boris Kordić e Josip Kvesić sono stati accusati di aver commesso crimini con Vlatka Puljić, il direttore della compagnia Vlamon di Čitluk, dal 2012 al 2014, che hanno colpito principalmente cittadini stranieri. Boris Kordić, Josip Kvesić, Ivan e Vinko sono accusati del reato di criminalità organizzata, in combinazione con il reato di abuso d’ufficio e del reato di estorsione ai danni dei pellegrini di Medjugorje e a scapito di cittadini stranieri: Fabio Sghedoni, presidente dell’Ong “Regina della pace“ e imprenditore che ha costruito la Cittadella Cielo “Horizonti Mira“ (Orizzonti di pace) a Zvirovići, Comune di Čitluk, all’interno della quale opera l’Associazione internazionale di diritto pontificio riconosciuta dalla Sante Sede e Ong Nuovi Orizzonti, danneggiata anche per la struttura di accoglienza Stella del Mattino dell’organizzazione non governativa “Nuovi Orizzonti” operante a Bijakovići; le persone condannate, abusando del loro potere, hanno creato – questa l’accusa – una campagna diffamatoria ai danni di Nuovi Orizzonti e dei responsabili tra cui la fondatrice Chiara Amirante, puntando ad una strategia complessa per la confisca dei beni dell’associazione; i reati sono stati commessi anche a scapito della coppia di sposi Castagner Graziano e Tecla de Luca, comproprietari della società “Granmir&Co“ Čitluk e dell’Hotel L Spa“ a Medjugorje che operava come parte di persona giuridica “Granmir&Co“ Čitluk; come anche a scapito del cittadino straniero Luigi De Iudicibus, proprietario della persona giuridica “Shara Argenteria“ Međugorje.
Kordić è stato anche accusato di intercettazioni telefoniche dell’ex procuratore capo della Procura della Bosnia ed Erzegovina, Gordana Tadić, e del vicepresidente dell’Alto consiglio giudiziario e della procura, Ružica Jukić. Il Tribunale della Bosnia-Erzegovina ha ordinato la confisca di beni acquisiti illegalmente per un valore di 60mila marchi bosniaci.

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