Nonostante i progressi compiuti dal 2015, 1 persona su 4 – ovvero 2,1 miliardi di persone in tutto il mondo – non ha ancora accesso ad acqua potabile gestita in modo sicuro, tra cui 106 milioni che bevono direttamente da fonti di superficie non trattate; 3,4 miliardi di persone non hanno ancora accesso a impianti igienici di base (bagni) gestiti in modo sicuro, tra questi 354 milioni praticano la defecazione all’aperto; 1,7 miliardi di persone non dispongono ancora di impianti idrici (strutture per lavarsi le mani) nelle loro abitazioni, di cui 611 milioni che non hanno accesso ad alcuna struttura.
Questi alcuni dati del nuovo rapporto “Progressi nell’accesso all’acqua potabile e ai servizi igienici nelle case 2000-2024: focus speciale sulle disuguaglianze”. Il report, pubblicato da Oms e Unicef durante la Settimana mondiale dell’acqua 2025 (24-28 agosto), rivela che, nonostante alcuni progressi, permangono notevoli disparità. Le persone che vivono in paesi a basso reddito, in contesti fragili, nelle comunità rurali, i bambini – in particolare le bambine – e le minoranze etniche e indigene sono quelli che subiscono le maggiori disparità.
“L’acqua e i servizi igienici non sono privilegi, ma diritti umani fondamentali”, ha affermato Ruediger Krech, direttore ad interim del Dipartimento ambiente, cambiamenti climatici e salute dell’Oms. “Dobbiamo accelerare gli interventi, soprattutto a favore delle comunità più emarginate, se vogliamo mantenere la nostra promessa di raggiungere gli Obiettivi di sviluppo sostenibile”. Per Cecilia Scharp, direttrice Acqua e servizi igienici dell’Unicef, “quando i bambini non hanno accesso all’acqua potabile e ai servizi igienici, la loro salute, la loro istruzione e il loro futuro sono a rischio”. Disuguaglianze, ha sottolineato, “particolarmente evidenti per le ragazze, che spesso devono sobbarcarsi il peso della raccolta dell’acqua e affrontare ulteriori ostacoli durante il ciclo mestruale”.