“Di una cosa sola c’è bisogno”. Il titolo scelto da mons. Gaetano Castello, vescovo ausiliare di Napoli, biblista ed esperto di dialogo interreligioso, sintetizza bene il cuore della sua relazione per la Settimana liturgica su “Preghiera e azione: il Vangelo celebrato”.
Il punto di partenza è il celebre episodio evangelico di Marta e Maria. “Maria in silenzio, a piedi, appartata – ha sottolineato – ascolta la voce di Dio in un silenzio che non è vuoto, ma pienezza”. A differenza della sorella Marta, affaccendata nel servizio, Maria accoglie Gesù nel cuore, ricordando che l’ospitalità vera non è solo in casa, ma nell’interiorità.
Mons. Castello ha collocato l’episodio nel contesto del capitolo 10 di Luca: il dialogo di Gesù con il dottore della legge e la parabola del buon Samaritano. “Da un lato l’amore si traduce in azione concreta – ha spiegato – dall’altro è un’azione che apre alla contemplazione. Non esiste una contemplazione astratta: spesso è un gesto d’amore che cambia il cuore e porta a scoprire il volto di Dio”.
Non a caso, subito dopo il racconto di Marta e Maria, il Vangelo propone il Padre nostro: la carità, l’ascolto e la preghiera sono tre dimensioni che si richiamano a vicenda.
Il vescovo ha poi allargato lo sguardo all’attualità: “Viviamo in una società dove il silenzio non trova spazio. Siamo bombardati da stimoli e facciamo fatica a fermarci. Eppure senza silenzio non c’è ascolto, e senza ascolto non c’è contemplazione”.
Ha richiamato l’esperienza del profeta Elia sull’Oreb, che riconosce Dio non nel fragore, ma in una “voce di silenzio sottile” (1Re 19,12). Un’immagine quanto mai attuale, in un tempo che corre senza sosta.
Mons. Castello ha riconosciuto che anche la Chiesa vive questa fatica. “Siamo presi da mille attività pastorali, da emergenze sociali che ci assorbono. Tutto è importante, ma rischiamo di dimenticare l’essenziale: sederci ai piedi del Signore”.
Ha ricordato il monito di Sant’Agostino: “Ciò che Maria ha scelto non le sarà tolto”. È la parte migliore, quella che radica l’agire nella contemplazione. Senza questa radice, anche l’impegno ecclesiale rischia di diventare solo attivismo.
Interessante il richiamo alla creazione e al sabato biblico: “Il sabato è il coronamento della creazione, un invito alla contemplazione del cosmo come tempio di Dio”. Allo stesso modo, la liturgia della Parola nasce dall’ascolto comunitario e dalla sua spiegazione: “Solo dall’ascolto – ha ricordato – nasce un’azione efficace”.
Maria, ha aggiunto il vescovo, diventa il modello della contemplazione che legge la storia con lo sguardo della fede, riconoscendo nella piccolezza umana la grandezza di Dio.
Nella parte finale della relazione, mons. Castello ha insistito sull’urgenza di recuperare spazi interiori di silenzio. “Possiamo trovare Dio nella luce e nell’oscurità, nella gratitudine e nel bisogno. Ma a volte è Lui che ci trova, quando meno ce lo aspettiamo”.
Un invito che si fa appello alla Chiesa di oggi: non avere paura di fermarsi, di ascoltare, di contemplare. Perché, ha concluso, “di una cosa sola c’è bisogno”.

(Foto Doriano Vincenzo De Luca)