Settimana liturgica nazionale: don Zaccaria (Università della Santa Croce), “l’uomo è un essere liturgico. Il rito forgia, forma e conforma il cristiano”

(Foto Doriano Vincenzo De Luca)

Nella seconda giornata della 75ª Settimana liturgica nazionale, in corso a Napoli è intervenuto don Giovanni Zaccaria, vice rettore della Pontificia Università della Santa Croce di Roma, con una relazione dal titolo eloquente: “L’uomo è un essere liturgico. Il rito forgia, forma e conforma il cristiano”.
Al centro della riflessione, ha spiegato don Zaccaria, si colloca il rito, “non perché la liturgia possa essere ridotta a mera ritualità, ma perché la celebrazione, con il suo risvolto rituale, si trova a svolgere il ruolo di perno intorno al quale si articola il passaggio dal cielo squarciato alla vita quotidiana, il passaggio dell’eternità nel tempo e del tempo nell’eternità”.
Il relatore ha quindi sottolineato come il rito accompagni da sempre l’esperienza umana. “Quello tra il rito e l’uomo – ha ricordato – è un rapporto complesso: esso non è prerogativa esclusiva della sfera religiosa, ma rappresenta una struttura fondamentale dell’esperienza umana in ogni cultura e società”. Una dimensione universale che “rafforza l’idea che l’uomo è un essere liturgico: il rito agisce come un linguaggio universale, capace di esprimere e veicolare significati profondi che trascendono la mera comunicazione verbale”.
Uno snodo importante della relazione è stato dedicato al rapporto tra rito e fede cristiana. “Si può certamente dire che il rito modifica il cristiano – e lo fa su più piani –, ma si può anche dire che il cristiano modifica il rito”. In questo “circolo di reciproco influsso” si colloca, secondo don Zaccaria, la vera natura della creatività liturgica, che “non si può ridurre a invenzione estemporanea, ma deve fare i conti con le leggi della crescita della liturgia”.
Seguendo la lezione di Romano Guardini e dei maestri del Movimento liturgico, il relatore ha invitato a riflettere sui concetti di “formazione alla liturgia” e di “formazione dalla liturgia”. “Si tratta di due facce della stessa medaglia – ha spiegato – tanto che non si può comprendere l’una senza l’altra”.
Solo così, ha concluso, “potremo comprendere pienamente la dimensione liturgica dell’essere umano, guardando al rito in tutta la sua ricchezza performativa”.

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