Stati Uniti: ieri l’audizione del cattolico conservatore Brian Burch come possibile ambasciatore Usa presso la Santa Sede

(New York) – Il cattolico conservatore statunitense Brian Burch potrebbe essere nominato ambasciatore statunitense presso la Santa Sede, ma non ha mai usato mezzi termini contro Papa Francesco, accusandolo di “enorme confusione” sulla benedizione delle coppie omosessuali, che la sinodalità sia uno “stratagemma” di governo e non modello di governo, considerando anche il papato orientato ad un “modello di vendetta” verso gli Usa. Martedì 8 aprile, Burch ha iniziato la sua prima audizione presso la commissione Affari esteri del Senato prima che la sua possibile nomina venga votata da tutti i senatori.
L’audizione, durata circa un’ora, ha visto Burch rispondere alle domande serrate dei componenti della commissione che lo hanno incalzato, a più riprese, sui tagli agli aiuti esteri decisi dall’amministrazione Trump e ampiamente criticati dalle organizzazioni cattoliche, con la Caritas in testa. Burch, co-fondatore di CatholicVote, organizzazione che ha sostenuto Trump in campagna elettorale, si è dichiarato d’accordo con la posizione dell’amministrazione, pur riconoscendo la leadership del Vaticano in materia umanitaria.
“So che sarà una questione molto impegnativa per me in questo ruolo, a causa del modello e della storia di leadership della Santa Sede in materia di cause umanitarie e assistenza umanitaria”, ha dichiarato Burch, aggiungendo di aver sentito che alcune organizzazioni umanitarie cattoliche hanno ricevuto “una nuova autorizzazione” per gli aiuti, anche se altre sono ancora in attesa. Quando gli è stato chiesto di fornire i numeri sui progetti che sono stati definiti “poco trasparenti” e contrari alla sicurezza nazionale, dall’agenzia per i tagli alle spese guidata dal miliardario Elon Musk, il futuro ambasciatore non ha risposto.
Tuttavia nel discorso alla commissione, Burch ha sottolineato che, da ambasciatore, il suo “obiettivo primario” sarà quello di approfondire questa partnership” tra la Santa Sede e gli Stati Uniti, assicurando di comprendere “appieno la distinzione tra advocacy per l’amministrazione che rappresenta e diplomazia”.
Il passato di Burch, tuttavia, è segnato da una forte attività politica e da posizioni critiche non solo nei confronti di Papa Francesco, ma anche dello stesso Trump. Nel 2016, infatti, secondo il Chicago Tribune, aveva firmato una lettera in cui definiva Trump “inadatto a essere presidente”. Successivamente, però, CatholicVote si è schierata a sostegno del tycoon, consegnandogli il sostegno del 56% dell’elettorato cattolico. Nella storia del futuro ambasciatore presso la Santa Sede si trova anche una denuncia all’ex presidente Joe Biden per i registri delle comunicazioni tra agenzie federali e organizzazioni no-profit cattoliche in Texas, che a suo dire hanno incoraggiato gli attraversamenti clandestini di immigrati. L’accusa non ha trovato fondamento.
La commissione del Senato ha interrogato Burch anche sull’accordo tra Cina e Vaticano a proposito della nomina dei vescovi. Il futuro ambasciatore Usa ha dichiarato di ritenere importante “che la Santa Sede mantenga un atteggiamento di pressione nei confronti del governo cinese in merito alle violazioni dei diritti umani, in particolare alla persecuzione delle minoranze religiose, compresi i cattolici”.
“Incoraggerei la Santa Sede, in qualità di ambasciatore degli Stati Uniti, se fossi confermato, a resistere all’idea che un governo straniero abbia qualche ruolo nella scelta della leadership di un’istituzione religiosa privata”, ha affermato Burch, spiegando di non credere che “la Chiesa debba cedere a nessun governo, cinese o meno, la scelta dei propri vescovi”.
La data per il voto su Burch, da parte dell’intero Senato Usa rimane incerta.

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