Sequestro cocaina porto di Livorno: Libera, “scali marittimi per reti di corruzione e gruppi criminali un’opportunità per incrementare profitti e rafforzare collusioni”

“L’operazione di oggi nel porto di Livorno è solo la punta dell’iceberg. Gli scali marittimi rappresentano per le reti di corruzione e per i gruppi criminali un’opportunità per incrementare i propri profitti e per rafforzare collusioni. I porti, infatti, sono rilevanti sia per i business creati dai traffici, sia per gli investimenti necessari per mantenere le infrastrutture operative, entrambi possibili campi di espansione degli interessi criminali e corruttivi”. Libera in una nota commenta la maxi-operazione antidroga al porto di Livorno che ha portato al sequestro oltre 2.000 kg di cocaina purissima, evidenziando le criticità e le illegalità dei porti italiani che Libera ha denunciato con il Dossier “Diario di bordo-Storie, dati e meccanismi delle proiezioni criminali nei porti italiani”.
Negli ultimi tre anni all’interno del porto di Livorno si sono registrati 37 casi di criminalità, risultando tra i primi porti in Italia con il maggior numero di casi. Secondo il report di Libera tra il 2006 e il 2022, sono almeno 54 i porti italiani che sono stati oggetto di proiezioni criminali, con la partecipazione di almeno 66 clan, che hanno operato in attività di business illegali e legali. Tra di esse, spiccano le tradizionali mafie italiane: ‘ndrangheta, camorra e cosa nostra. Compaiono, però, anche altre organizzazioni criminali di origine italiana: banda della Magliana, Sacra Corona Unita e gruppi criminali baresi. Il porto di Livorno, secondo inchieste degli ultimi anni, ha visto prevalentemente interessi dell‘ndrangheta con il coinvolgimento dei clan Molé, Piromalli, Alvaro, Crea.
“Gli scali – commenta Francesca Rispoli, copresidente nazionale di Libera – come evidenziato dal sequestro di oggi sembrano essere uno snodo strategico e di fondamentale importanza per reti di corruzione e gruppi criminali, che possono sfruttare l’infrastruttura e i collegamenti per svariati scopi. Un tema su cui, però, il dibattito politico sembra ancora troppo timido. In questo senso, il rafforzamento del coordinamento tra autorità giudiziaria, forze dell’ordine, autorità pubbliche presenti nel porto e imprese private che lì operano sembra essere una delle principali esigenze su cui intervenire, non solo in ottica repressiva, ma, soprattutto, preventiva. Una maggiore consapevolezza da parte degli attori che operano in ambito portuale – pubblici e privati – dei rischi criminali e corruttivi che caratterizzano la vita degli scali, sembra essere la precondizione per la promozione di contesti meno predisposti a scambi illeciti, nonché per la predisposizione di politiche di sviluppo coerenti con queste finalità”.

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